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Donne, l’integrazione grazie alla bici 

Riunito un gruppo di straniere originarie dell’India ma anche del Pakistan e del Bangladesh residenti in Bassa Atesina.  Attanasio: «Siamo riusciti a ridare loro autonomia e autostima. Se devono fare una commissione in paese non devono più dipendere da nessuno»


Bruno Tonidandel


EGNA. La bicicletta non è solo divertimento, anche se a volte vuol dire fatica. E’ soprattutto libertà, gioia di andare ovunque, partire ed arrivare quando si vuole, senza chiedere il permesso a nessuno. E tutto questo gratuitamente. Lo sanno bene gli operatori del progetto “Meo” (Migrant Empoverment Orienteering), promosso dalla cooperativa sociale “Savera” che offre ai partecipanti supporto, orientamento e consulenza.

La finalità quindi del progetto, sostenuto dalla Provincia e cofinanziato dal fondo sociale europeo, è soprattutto promuovere l’inclusione sociale dei migranti e delle loro famiglie affinché raggiungano l’autonomia nel disbrigo delle pratiche burocratiche e in generale nei rapporti con le istituzioni e gli uffici pubblici.

E anche insegnare ad usare la bicicletta alle donne immigrate rientra nell’obiettivo del progetto “Meo” che proprio recentemente ad Egna ha riunito un gruppo di donne originarie dell’India, Pakistan e Bangladesh ma residenti nella Bassa Atesina, desiderose di affrancarsi anche nella guida della bicicletta.

E così, trovando terreno fertile, grazie alla disponibilità e collaborazione dell’associazione “Alkemilla” di Elena Barontini e della società ciclistica Bike Club Egna di Arthur Cappelletti, Paolo Attanasio e Karin Girotto della Cooperativa “Savera” per alcune mattinate, nell’area parcheggio del palazzo del ghiaccio «Wurth Arena”», hanno impartito delle lezioni di guida con la bicicletta. Dopo qualche tentennamento e qualche rischio di ruzzolone, le donne allieve che quasi tutte erano alle prime armi in sella ad una bici, si sono impratichite riuscendo addirittura a compiere per la contentezza, anche qualche evoluzione. Al termine del corso gli occhi di queste donne sprizzavano gioia e soddisfazione.

«In poco tempo – ci ha detto Paolo Attanasio – siamo riusciti a ridare a loro autonomia e autostima. Ora, se si devono assentare da casa per qualche incombenza, non devono più dipendere da qualche loro familiare. E questo per loro rappresenta una conquista».

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