Il caso

Egna, il centrosinistra sdogana la pistola ai vigili 

Il via libera dell’assessore comunale Alex Pocher: «Niente sceriffi ma sulla Statale 12 di notte serve. Il tema armi è direttamente collegato alla creazione di un consorzio di polizia comprensoriale»


Massimiliano Bona


EGNA. Ci è voluto un po’ di tempo ma anche il centrosinistra ha sdoganato l’uso della pistola da parte della polizia locale, a patto che sia legato alla creazione di un corpo comprensoriale chiamato a pattugliare la sera e di notte anche la Statale 12.

Interessante, in questo contesto, l’analisi dell’assessore Alex Pocher che suggerisce anche di abbinare all’arma di servizio corsi di gestione delle criticità, corsi di autodifesa e magari l’introduzione della bodycam.

«È sempre difficile trattare questi temi in maniera non ideologica: io ritengo che Egna non abbisogni e non meriti uno sceriffo con la colt però dobbiamo guardare con oggettività ai rischi professionali che i nostri vigili corrono anche in ragione dell’evoluzione che la professione ha avuto.

Per essere concreti se io chiedo ai nostri agenti di verificare la scadenza delle soste e la quotidianità diurna del centro storico di Egna, a mio avviso, non necessitano di armamenti che al contrario rischiano di trasmettere in senso di insicurezza nella popolazione».

Altra cosa, secondo Pocher, è la «bodycam», sul modello di quanto deciso di recente dal consiglio comunale di Brunico.

«Sarei invece favorevolissimo alla bodycam che è anche uno strumento per garantire il rispetto della figura del vigile urbano. Ma se invece pretendiamo che il corpo di polizia locale sia impegnato in controlli sulla strada statale, che estenda il suo servizio nelle ore serali e notturne o che sia impegnato nel controllo attivo del territorio probabilmente gli armamenti, con il carico di responsabilità che comportano, si rendono indispensabili a prescindere dai miei personali sentimenti a riguardo».

Finora, secondo Pocher, non si è fatto abbastanza in tema di formazione, tanto a livello comunale che provinciale. Gli agenti di polizia locale andrebbero preparati di più e meglio.

«Penso peraltro - sottolinea Pocher - che bisognerebbe investire di più anche sulla formazione del personale: corsi dì autodifesa, corsi di gestione delle criticità e altro ancora. Che dovrebbero essere patrimonio di qualsiasi agente e che invece in Italia sono in generale lasciate all’iniziativa del singolo».

«Tutto ciò detto è chiaro che per quanto mi riguarda il tema armi va direttamente collegato con la formazione di un consorzio di polizia. Un progetto che si è arenato sul Covid ma che stiamo rilanciando con forza perché per fornire un servizio moderno e adeguati alle esigenze dei cittadini abbiamo bisogno di crescere sotto il profilo organizzativo e professionale e questo lo possiamo perseguire solo attraverso la costituzione di un corpo numericamente consistente che consenta di specializzare il personale e ampliare gli orari di servizio».













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