Il caso

L’associazione Robin farà ricorso al Tar: «Al lago di Caldaro libero accesso ancora negato»

Il direttore Walther Andreaus accusa: «Oltre 7.300 persone hanno firmato la richiesta - si legge in una nota - ma le autorità provinciali e comunali continuano a non muoversi. Manca la volontà di trasparenza e partecipazione»

L'INTERVISTA "I pontili sono un'ottantina e tutti privati: un controsenso"



BOLZANO. "Da due decenni sentiamo solo scuse. Il Lago di Caldaro appartiene a tutti, ma continua a essere chiuso per la maggior parte delle persone. Le istituzioni giocano a rimandare invece di agire". Lo afferma Walther Andreaus, direttore dell'associazione di consumatori "Robin" che, a due anni dal lancio della petizione per un accesso libero al Lago di Caldaro traccia un bilancio deludente.

"Oltre 7.300 persone hanno firmato la richiesta - si legge in una nota - ma le autorità provinciali e comunali continuano a non muoversi. Un bene pubblico rimane, dunque, negato alla popolazione, in contrasto con i principi democratici e con la volontà chiara dei cittadini".

"Un confronto aperto sul tema dell'accesso al lago non è gradito", prosegue l'associazione, citando il caso di una serata informativa promossa da cittadini impegnati sul tema per la quale "il Comune di Caldaro avrebbe nuovamente ostacolato l'utilizzo di spazi pubblici".

"È la prova che manca la volontà di trasparenza e partecipazione - commenta Andreaus - Chi evita il dibattito, evidentemente teme gli argomenti". "Il Lago di Caldaro è proprietà pubblica, ma l'accesso rimane limitato - prosegue Robin - Dopo il passaggio dell'ex area militare alla Provincia autonoma di Bolzano nel 2023, si era aperta l'opportunità di creare finalmente un accesso sostenibile e dignitoso, senza grandi interventi né costi. Un pontile già esistente, servizi igienici di base e una manutenzione regolare dell'area sarebbero sufficienti per rendere il lago accessibile a tutti. Esempi positivi come Favogna, Laghetto di Fiè o casi simili in Trentino dimostrano che tutela ambientale e accesso pubblico possono convivere".

Poiché nulla si muove, l'associazione Robin, riferisce la nota, sta ultimando la preparazione di un ricorso al Tar. "Stiamo lavorando intensamente e la documentazione è quasi pronta - conferma Andreaus - Se la politica continuerà a bloccare, faremo valere in tribunale il diritto all'accesso. I beni pubblici devono servire al bene comune, non a interessi privati o economici".













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