L'intervista

L’esperta: la nostra agricoltura deve diventare “rigenerativa” 

Sostenibilità e carenza di materie prime, per Tanya Deporta in Bassa Atesina «serve un cambio di paradigma». I passi concreti: «Più fonti d’energia alternativa, bisogna rafforzare la fertilità del suolo e preservare la biodiversità»


Silvia Pomella


BASSA ATESINA. L’agricoltura altoatesina necessita di un cambio di paradigma, verso una società più sostenibile e a prova di futuro. Ecco la conclusione a cui è arrivata la Rete dell’Alto Adige per la Sostenibilità, dopo essersi occupata intensamente del tema dell’agricoltura nel mese di febbraio. Una questione importantissima, considerando che quasi un terzo della superficie totale della nostra provincia, 241.952 ettari, è dedicato all'allevamento e alla coltivazione di vigneti e di frutteti.

«Proprio per evidenziare la rilevanza dell’agricoltura per la nostra terra - spiega Tanya Deporta, membro della rete e facilitatrice freelance per l’educazione allo sviluppo sostenibile- abbiamo organizzato, in collaborazione con la Cooperativa Sociale Blufink, una “Conflict Kitchen” dedicata interamente a questo tema».

Partiamo dall’inizio. Come è nata la rete dell’Alto Adige per la sostenibilità? Qual è il suo obiettivo?

La rete è nata nel 2019 dalla necessità di collaborazione tra organizzazioni altoatesine che già da decenni lavoravano nel campo della sostenibilità. Subito abbiamo capito che la base per il nostro lavoro potessero essere i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Insieme, oltre a unire le organizzazioni del territorio, vogliamo allora mostrare l’importanza di questi 17 obiettivi sia a livello locale che a livello globale, divulgandoli e sensibilizzando le persone e la società a riguardo.

In cosa consistono invece le “Conflict Kitchen”?

Le “Conflict Kitchen” (letteralmente: cucine del conflitto) sono dei workshop con carattere formativo, che mirano a promuovere una riflessione su un tema specifico, creando sinergia tra esperti della materia e singoli cittadini. Insieme si esamina la tematica da diverse prospettive, cercando di capire che passi concreti possono essere compiuti.

Parliamo dunque di agricoltura, il tema centrale della vostra Conflict Kitchen di febbraio. Che ruolo ha l’agricoltura nella crisi climatica e che ruolo potrebbe avere invece in vista di uno sviluppo sostenibile?

L’agricoltura gioca sicuramente un grandissimo ruolo nella crisi climatica, sia da un punto di vista negativo, che da uno positivo. Negativo, perché è responsabile, ad esempio, della produzione e dell’aumento dei gas serra, dell’uso di pesticidi o, anche, della scomparsa della biodiversità. Allo stesso tempo, però, l’agricoltura è molto importante se si vuole affrontare uno sviluppo sostenibile, perché può avere un impatto su tanti fronti. In ogni caso, c’è bisogno di un cambio di paradigma.

Cosa significa fare un cambio di paradigma?

Per me, cambiare paradigma significherebbe attuare un’agricoltura rigenerativa, ovvero un’agricoltura che segua il principio del “do no harm” (dall’inglese, non compiere del male) e che quindi non faccia danni, ma, al contrario, riesca a rigenerare le risorse naturali, dando qualcosa in ritorno alla natura e alle persone.

Ma l’Alto Adige e la Bassa Atesina sarebbero pronti per accogliere un cambiamento del genere?

Secondo i partner della rete, l’Alto Adige sarebbe non solo pronto, ma anche capace di intraprendere un percorso di questo tipo. Vediamo che sempre più agricoltori stanno perseguendo una strada verso lo sviluppo sostenibile ed esistono tante piccole e grandi aziende agricole che lavorano in modo sostenibile già da anni. C’è voglia di cambiare e c’è altrettanta potenzialità. Ne abbiamo bisogno urgentemente, perché non c’è più tempo da perdere. La crisi climatica è in pieno svolgimento e adesso, più che mai, servono dei passi concreti e coraggiosi.

Esattamente quali sono questi passi concreti?

Concretamente, i passi da intraprendere riguardano soprattutto la riduzione dei gas serra, ad esempio attraverso l’incentivazione di fonti d’energia alternativa. Inoltre, si dovrebbe puntare a rafforzare la fertilità del suolo, a preservare la biodiversità, anziché distruggerla. Tutto ciò, accompagnato da un dialogo costante tra agricoltura e società e da un aumento dell’offerta educativa sulle nuove forme di agricoltura.

Quali sono i vantaggi di un’agricoltura sostenibile?

L’agricoltura sostenibile rigenera il suolo, protegge il clima, garantisce la salute e il benessere della società e del pianeta. Questo diverso tipo di agricoltura preserva le risorse naturali per la nostra generazione e per quelle successive. Ecco perché è fondamentale e urgente cambiare ora.













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