La faccia buona dell’Islam: «Limpidi con chi ci ospita»
La festa a Salorno. «Dobbiamo saper dare un’immagine veritiera della nostra religione» Oltre un centinaio i musulmani presenti. Il sindaco Lazzeri ha inviato gli auguri telefonicamente
Salorno. Soprattutto in questo periodo storico è difficile far passare il messaggio che una comunità islamica radicata in Occidente può fare festa rispettando le (sue) tradizioni ma anche le regole del Paese che la ospita. Anche per questo merita di essere segnalato il messaggio distensivo ed il ringraziamento di Driss El Hajjaji, membro del direttivo dell’associazione volontariato per l’integrazione di Salorno. «Dobbiamo dare sempre un’immagine limpida e veritiera della nostra religione nel Paese che ci ospita». Driss - che è un padre di famiglia come tanti altri ed ha un lavoro fisso alla Seppi di Caldaro – prova a spiegare cosa significa per gli islamici partecipare alla «Festa del sacrificio». A Salorno ce n’erano almeno un centinaio. «La festa del sacrificio non è una festa individuale ma collettiva. È una festa in cui la felicità è un elemento chiave. Ci si veste bene, si mangia insieme e si ospitano le persone. Questa festa avviene grazie a Dio, ha lo scopo di rendere felici le persone attraverso piccoli gesti come le donazioni. Se invece si è poveri basta dire una buona parola. Si fa un pensiero per chi è più debole: le vedove e gli orfani in primis». Ma la parola chiave è un’altra: trasparenza.