Giovani

«Mascolinità tossica», Caldaro scende in campo 

Un opuscolo multilingue una volta l’anno avrà il compito di educare i giovani anche sulle strutture patriarcali, sulla violenza e sulla prevenzione


Massimiliano Bona


CALDARO. Il percorso è stato tortuoso - nel senso che la Svp ha voluto comunque emendare la prima versione della mozione sul tema violenza della Dorfliste e far passare un mese di tempo - ma alla fine è il risultato quello che conta. Su iniziativa di Wolfgang Oberparleiter, Marlene Pernstich e Walter Morandell si è deciso di dare un segnale forte, almeno una volta l’anno, cercando di fare soprattutto informazione.

Si è deciso innanzitutto «di inviare alle famiglie una volta all'anno materiale informativo adeguato sulla violenza e sulla prevenzione della violenza per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla violenza domestica e sulle sue cause».

L'opuscolo dovrà contenere informazioni sulle strutture patriarcali e sulle relazioni di genere: la parola chiave dovrà essere “mascolinità tossica”. Bisognerà «promuovere programmi nelle scuole, nelle associazioni e nelle istituzioni pubbliche che si concentrino specificamente sulla prevenzione della violenza» e, infine, bisognerà «invitare un rappresentante del Comprensorio a una riunione del Consiglio per riferire sugli attuali programmi e sulle attività di prevenzione della violenza».

C’è chi in consiglio, pur approvando la sostanza della mozione, si è chiesto cosa fosse esattamente la «mascolinità tossica», che si cercherà di contrastrare in ogni modo anche a Caldaro.

A definire bene il concetto per Repubblica è stata Maria Claudia Biscione, psicoterapeuta e sessuologa. «Per mascolinità tossica si intende quell'insieme di criteri rigidi che definiscono come un “vero” uomo “dovrebbe” essere: tutto ciò che si discosta da tali criteri è visto come deprecabile, svalutabile, debole. Parte dal presupposto che esista un unico modo di essere uomo a discapito degli altri, è un termine che si riferisce a quei particolari comportamenti che promuovono l'idea dell'uomo “virile” in cui la forza, l'aggressività, la misoginia, il dominio, la competizione sono le caratteristiche principali. La mascolinità tossica, quindi, privilegia la forza alla vulnerabilità, la durezza alla paura. Crea, così, uno standard ideale e sbagliatissimo che porta all'esclusione delle sfumature molto più complesse e variegate che, di fatto, compongono la natura maschile».













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