Mendola, corse folli sui tornanti 

Post-lockdown. Prime lamentele da parte dei ciclisti locali che invocano maggiori controlli «prima che ci scappi ancora il morto» Il sindaco Seppi: «Chiederò un incontro urgente ai colleghi di Appiano e Caldaro: ho pensato anche all’installazione di un sistema con i tutor»


Massimiliano Bona


Appiano/caldaro/ mendola. Donato Seppi, bolzanino e sindaco di Ruffré-Mendola, è uno dei pochi a non nascondersi dietro a un dito: «La convivenza tra auto, moto e bici sulla strada che porta dall’Oltradige alla Mendola è un problema di rilevanza sovracomunale. Bisogna intervenire prima che ci scappi ancora il morto». Sarà proprio Seppi a chiederea breve un incontro urgente ai colleghi di Appiano Wilfried Trettl e Caldaro Gertrud Benin Bernard .

Sindaco, dopo il primo weekend primaverile «post lockdown», i ciclisti hanno iniziato a lamentarsi. C’è chi si considera un “miracolato”. Condivide?

«La situazione è oggettivamente critica. Le moto sfrecciano, a volte anche a 150-200 all’ora, ma anche i ciclisti fanno la loro parte».

In che senso?

«Nel senso che anche lo scorso fine settimana ne ho visti tre o quattro appaiati mentre affrontavano i tornanti. Mi sono permesso di accostare per spiegare loro che non è il modo migliore per circolare in sicurezza e uno di loro mi ha risposto “che stava facendo una gran fatica” e che quindi dovevo avere rispetto».

E lei cos’ha risposto?

«Che stavo andando a lavorare. E forse meritavo un po’ di rispetto anch’io. Ciò che voglio dire è che anche una quota parte di cicloamatori non rispetta le regole».

Ma il problema principale restano i motociclisti. Giusto?

«Assolutamente sì. Lo scorso weekend, senza gli stranieri, eravamo forse al 30% del consueto traffico primaverile. E già ci sono le prime rimostranze».

Meglio intervenire subito, dunque?

«Con i sindaci di Appiano e Caldaro abbiamo un approccio pressoché identico alla questione ma è difficile arginare il fenomeno».

Non bastano più controlli?

«Sì e no. La polizia locale o i carabinieri possono anche fermare tre bikers e multarli. Ma poi il tam tam tra loro è talmente veloce che quelli che seguono si fermano o rallentano».

Non si possono installare autovelox fissi?

«È un’idea interessante. Se si trattasse del territorio comunale di mia competenza, forse, lo avrei già fatto. Potrebbero bastarne, forse, tre».

Avete preso in considerazione anche altri sistemi per evitare le corse folli sui tornanti?

«Abbiamo pensato anche ai tutor per rilevare la velocità media dei mezzi su un tratto di più chilometri. Ma anche in questo caso c’è la concreta possibilità che i motociclisti si fermino prima o rallentino sensibilmente a ridosso dei controlli».

Non si può, peraltro, far finta di nulla...

«Assolutamente no, anche perché di questo passo non passerà molto prima che arrivi il primo morto della stagione. E le dirò di più: finora siamo stati persino troppo fortunati. Poteva andare molto, molto peggio. Faccio questa strada da anni, quasi tutti i giorni, e il problema si sta acuendo».

Cosa si potrebbe fare per evitare la presenza contemporanea di moto e bici?

«Si potrebbe anche ragionare sulla chiusura a fasce orarie ai centauri, ma non so se giuridicamente un provvedimento di questo tipo possa reggere o meno».

Chiederà, da subito, un potenziamento dei controlli?

«Sì, quello è il minimo che possiamo fare per evitare gli eccessi. Che sono quotidiani».

Anche quest’anno avremo il picco tra luglio e agosto?

«Sì, sta tornando tutto gradualmente alla situazione pre Covid. Anche per questo non possiamo permetterci di lasciar cadere l’argomento e le segnalazioni».

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













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