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Nasce l’alleanza ambientalista: «Stop a nuove cave di torba in Alto Adige»

Secondo i dati raccolti, dal 1979 sono stati estratti due milioni di metri cubi di materiale. L’ultimatum delle associazioni per tutelare l’ambiente



BASSA ATESINA. «L'estrazione della torba è incompatibile con gli obiettivi climatici della provincia». Poche parole che vanno a riassumere il perché della posizione assunta dagli ambientalisti altoatesini, riuniti in una sorta di alleanza contro l'attività di estrazione della torba, e soprattutto per dire «adesso basta».

Più che un appello è una sorta di ultimatum quello che lancia il fronte ambientalista composto da Wwf, Associazione Biologi e Biologhe Sudtirolesi, Scienziati per il Futuro Alto Adige, Avk, Herpeton, Fridays for Future South Tyrol e Climate Action South Tyrol: «Nessuna apertura di nuove cave di torba in Alto Adige».

Un messaggio inviato al presidente della Provincia Arno Kompatscher, alla giunta altoatesina e all'Agenzia provinciale per l'Ambiente e la Tutela del clima. «Questo è il banco di prova per il Piano Clima 2040 dell'Alto Adige che prevede un severo divieto di estrazione della torba, dannosa per il clima: il presidente della Giunta Kompatscher deve ora inviare un segnale chiaro e attuare coerentemente il Piano Clima».

«Questo progetto mostrerà quanto credibilmente il governo provinciale e le autorità coinvolte nel processo di approvazione perseguano effettivamente gli obiettivi di sostenibilità e della tutela del clima», scrivono Karol Tabarelli de Fatis, delegato regionale del Wwf; Norbert Dejori dell'Associazione Biologi; Ruth Heidingsfelder di Climate Action South Tyrol; Ivan Plasinger di Herpeton; Zeno Oberkofler di Fridays for Future South Tyrol; Iacun Prugger di Avk; David Hofmann di Scientists for Future South Tyrol.

Gli ambientalisti contestano il via libera a un nuovo scavo a Laives che punta a estrarre 22.342 metri cubi di torba entro cinque anni; non solo, criticano anche la proroga concessa l'anno scorso all'attività estrattiva di Salorno. «L'estrazione della torba - spiegano i firmatari del documento - ostacola la rinaturalizzazione degli habitat delle zone umide. Le aree acquatiche create da cave abbandonate possono avere un'importanza strategica per le specie di anfibi e di uccelli».

«Tuttavia, poiché queste aree sono soggette a cambiamenti a causa delle attività economiche, non costituiscono un habitat sicuro per questi animali. Ciò non comporta alcun beneficio duraturo per la biodiversità. Al contrario: la pratica dell'estrazione della torba con il successivo inserimento di materiale esterno al sito (ad esempio ghiaia) rende molto più difficile la futura rinaturalizzazione, che è un obbligo di legge. Il materiale roccioso dovrà essere nuovamente rimosso. Gli strati di torba nel sottosuolo forniscono un dinamismo idrologico indispensabile per la biodiversità, e sono una componente integrante di un ecosistema forestale ripariale sano ma anche di altri habitat come stagni, pozze, bracci fluviali morti e zone umide».

Gli ambientalisti chiedono alla Provincia di «rispettare il proprio Piano Clima e non violarne gli obiettivi; non approvare ulteriori concessioni per l'estrazione della torba nella provincia; aggiornare il catasto delle torbiere e delle zone umide in Alto Adige; registrare nuovamente tutte le torbiere e le zone umide esistenti in Alto Adige e proteggerle in modo più efficace; ripristinare aree degradate, come le ex cave di torba; espandere e creare nuove aree fluviali alluvionali». GL.M

















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