Bassa Atesina

Salorno, la fossa si tinge di rosso: «Una pianta dietro al fenomeno» 

Si è verificato nei giorni scorsi a ridosso della «Porzen»: una situazione analoga anche nell’aprile 2021. Seidemann: «Il ristagno dell’acqua tra le altre cause». Stenico: «Lo scorso anno trovammo materiale organico»


Massimiliano Bona


SALORNO. Una piccola fossa laterale alla «Porzen», a Salorno, si è tinta di rosso. Come nell’aprile 2021. C’è già, in paese, chi sostiene con un sorriso che «ormai assomigliamo al lago di Tovel». All’origine del fenomeno ci sono cause naturali legate (molto probabilmente) al deterioramento delle piante o alla fioritura delle alghe. Di sicuro non ci sono tracce di inquinamento. L’Alto Adige ne ha parlato con Paul Seidemann, geologo dell’ufficio tutela acque della Provincia che nel 2021 aveva partecipato al sopralluogo in Bassa Atesina, e con Alberta Stenico, direttrice del Laboratorio biologico dell’Appa.

«In Alto Adige - sottolinea Seidemann - si tratta di un fenomeno tutt’altro che inusuale soprattutto nei mesi freddi. Il tutto è legato, solitamente, al ristagno dell’acqua o alla decomposizione o fioritura di piante e alghe. Il laboratorio biologico di Laives a riguardo è sicuramente più informato perché nel 2021 analizzò i campioni che prelevammo in loco».

Il laboratorio provinciale: «Nessuna traccia di inquinamento, probabile una decomposizione delle piante».

Alberta Stenico, direttrice del Laboratorio biologico dell’Appa, sottolinea come - in linea generale - possano essere proprio le alghe a dare questa colorazione ma non fu così nell’aprile 2021.

«Sul campione che ci venne portato dopo il sopralluogo al fossato in questione vennero fatte sia le analisi ecotossicologiche (l’ecotossicologia studia gli effetti tossici che una determinata sostanza o una miscela di sostanze può avere sull’ambiente e in particolare sugli organismi viventi caratteristici di quell’ambiente ndr)che le analisi al microscopio. A Salorno venne rinvenuto in particolare del materiale organico che non possiamo però ricondurre a un’alga. Potrebbe trattarsi, verosimilimente, della decomposizione delle piante che si trovano in zona o di una fioritura batterica. È vero che questi fenomeni si registrano solitamente nei mesi più freddi, anche se le giornate in questo periodo sono caratterizzate da un clima decisamente più mite all’ora di pranzo».

Quello che gli amministratori locali volevano escludere è che si potesse trattare di materiale oleoso o comunque inquinante. Ipotesi che era già stata scongiurata nell’aprile scorso. Al momento, peraltro, non si può affermare che la situazione di Salorno sia uguale o simile a quella del Lago di Tovel, in Trentino, il cui arrossamento è legato alla fioritura di un'alga conosciuta, la Tovellia sanguinea. Il fenomeno, tra l’altro, si verificava durante i mesi più caldi.













Altre notizie

Attualità