Il caso

Vadena, il campo nomadi cresce ancora ma è scaricabarile tra i Comuni 

Il sindaco Elmar Oberhofer: «È nato 21 anni fa e doveva essere provvisorio. Resta a noi, gli altri nicchiano». I residenti - sotto il casello A22 - sono 17-18, pessime le condizioni igieniche. L’opposizione: la nuova giunta ha fatto poco


Massimiliano Bona


VADENA. La vicenda è datata, inizia addirittura 21 anni fa, quando l’ex presidente del Comprensorio Oswald Schiefer decise di sistemare provvisoriamente i nomadi sotto l’A22 a Vadena, nella frazione di Monte. Il campo arrivò a 60 persone, poi è sceso a 13 e adesso è tornato a risalire grazie alle nuove generazioni. Siamo, ormai, poco sotto quota 20.

Quella zona non rispetta le regole minime in termini di sicurezza (a riguardo c’è anche una vecchia sentenza del Tar) ma anche sotto il profilo igienico-sanitario. C’è chi, fra i nomadi, certificato medico alla mano si è fatto sistemare in un appartamento perché ormai era arrivato al limite. Gli attuali ospiti del campo non protestano ma il progetto di spostarli all’area di servizio Laimburg è fallito tanto che il nuovo sindaco di Vadena Elmar Oberhofer è tornato a porre la questione in ambito comprensoriale.

«Vuole che le dica la verità? Nessuno fra i Comuni della zona si è detto pronto a mettere a disposizione una micro-area adeguata. Poi - e sono il primo a sostenerlo - è evidente che i nomadi non possono certo vivere in quelle condizioni. Adesso gli ospiti del campo sono anche cresciuti con nuove nascite: siamo almeno a quota 17-18. Ho rappresentato la questione al commissario comprensoriale Zelger ma al momento nessuno ha una soluzione in tasca. Anche il mio predecessore a Vadena (Alessandro Beati ndr) ha provato a spostarli ma non ci é riuscito. Manca la volontà politica di risolvere il problema in tempi ragionevoli. E ciò spiega perché una sistemazione provvisoria, con gli anni, sia diventata definitiva. Il tema, ciclicamente, si ripropone ma non si riesce ad arrivare al dunque».

Sarka Jancarova, consigliera comunale di opposizione, ritiene che finora non si sia fatto abbastanza per risolvere la questione. E chiede lumi con un’interrogazione: «All’inizio, le persone residenti erano circa sessanta che si sono ridotte negli anni. Nel 2016, la scorsa amministrazione, avviò e concluse un importante progetto sociale di riduzione del campo, coinvolgendo tutti gli enti interessati. Un progetto che, con la redistribuzione delle famiglie, portò il numero dei residenti al campo a tredici. Per un aspetto legato alla loro cultura, quest’unica famiglia di 13 persone, espresse il desiderio di non essere divisa in più nuclei familiari per essere trasferita e rimase al campo in attesa di una soluzione alternativa. Iniziò allora un lungo lavoro di ricerca al fine di trovare un luogo adeguato ad ospitare questa famiglia ed emerse una possibile alternativa presso uno spazio dedicato, accanto alla nuova area di servizio Laimburg Ovest, sull’A22. Ma, purtroppo, non se ne fece nulla per impedimenti di carattere urbanistico.

Nel frattempo vi sono state nascite e matrimoni che hanno portato ad un aumento significativo delle persone residenti e che, con questa tendenza, il numero è destinato rapidamente a crescere. Abbiamo inviato un’interrogazione al sindaco e agli assessori competenti, per capire il perché di questa assenza del comune, in un aspetto sociale così importante. Ma, soprattutto, intendiamo conoscere se esistano e quali, eventualmente, siano i progetti tra il comune e la Comunità comprensoriale che dovrebbero risolvere definitivamente la “provvisorietà” della situazione».













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