Ötzi, Tosolini ora “sfida” Benko

Bolzano. Portare Ötzi nel palazzo ex Ina per lasciarlo nel centro della città. La mossa a sorpresa arriva dai proprietari dell’edificio, la Generalbau Spa della famiglia Tosolini. È una proposta...


Francesca Gonzato


Bolzano. Portare Ötzi nel palazzo ex Ina per lasciarlo nel centro della città. La mossa a sorpresa arriva dai proprietari dell’edificio, la Generalbau Spa della famiglia Tosolini. È una proposta lanciata ieri nello studio dell’architetto Claudio Lucchin. Un museo contemporaneo, che tenga insieme l’edificio storico razionalista e una sopraelevazione in vetro. «Trasparente come il ghiaccio che ha restituito la mummia», così Lucchin. L’idea è un museo che tenga insieme Ötzi e l’ambiente alpino e dolomitico. Si riparte da dove era morta la trattativa sulla nuova sede per il museo archeologico, l’ex Ina appunto, che oggi accoglie la biblioteca civica. Non se n’era fatto nulla per ragioni di costi dell’immobile. Per questo era stata lanciata l’indagine di mercato, che aveva visto al primo posto Viva Virgolo di René Benko (studio di architettura Snøhetta), al secondo posto la proposta della Athesia di ampliamento dell’Archeologico nell’areale di fronte, mentre era stata scartata per vizio di forma la proposta dell’ex Ina presentata dalla Generalbau. «Quella iniziativa era però meramente immobiliare. Ora mettiamo a disposizione un progetto architettonico, che punta sul centro cittadino e l’uso del già costruito», spiega Paolo Tosolini. Il rilancio dell’ipotesi ex Ina ha colto di sorpresa il Comune. «È la prima volta che vediamo questi rendering», hanno commentato ieri il sindaco Renzo Caramaschi e il vicesindaco Luis Walcher. Provincia e Comune, come riferito sul giornale di domenica, hanno appena deciso il nuovo iter per la scelta della sede del museo archeologico (articolo a lato). «Ci siamo anche noi», così Tosolini. Proporranno la loro idea, precisa, «senza escludere nulla», che sia un Ppp (progetto pubblico-privato), una permuta o una vendita.

Il progetto

Quello ipotizzato da Lucchin con il suo studio è il nuovo Museo Archeologico, non un ampliamento. L’attuale palazzo verrebbe liberato interamente. «La nostra ipotesi è un immobile di 20 mila metri quadrati, in linea con quanto chiesto dalla Provincia», riferisce Lucchin. Sul retro del palazzo verrebbero realizzati tre prismi in vetro. Il quarto, la “Wunderkammer” poggerebbe sul tetto del palazzo razionalista, con vista su Catinaccio e Sciliar. La sala per Ötzi, è prevista in uno spazio sotto il livello del terreno. La piazza centrale, eventualmente coperta, servirebbe come collegamento con il Museo Civico.

Il luogo

Lucchin difende l’idea di lasciare ötzi in centro: «il trasferimento sul virgolo sarebbe come spendere molto denaro per acquistare un quadro prezioso, e poi lasciarlo in cantina. l’ex ina è un luogo baricentrico tra città storica e città nuova. aiuterebbe a realizzare finalmente una sorta di “riva dei musei”, la sinergia tra museion, civico, archeologico e il centro di documentazione del monumento alla vittoria, con valorizzazione del quartiere fino a piazza gries. la cittadinanza deve essere più coinvolta sullo sviluppo della città. l’ex ina è ormai vissuto dai bolzanini come un luogo “pubblico”».

La filosofia

L’ingresso del museo è ipotizzato sotto il portico rivolto, con biglietteria, bar, ristorante, bookshop e guardaroba. Poi, così Lucchin, «inizia un percorso in salita dalla dolce pendenza ma, dalla morfologia di un sentiero di montagna, per farci assaporare l’esperienza di questo territorio. Il percorso, che è accompagnato dal racconto della vita quotidiana al tempo di Ötzi, ci conduce alla prima forte emozione: una sala che simula un ghiacciaio». Esperienze sensoriali, sottolinea il progettista, «il pavimento freddo e scivoloso, il vento che soffia e la nebbia». Poi il visitatore viene catapultato nel luogo dove la “Mummia del Similaun” ha trovato la morte. La salita dentro il ghiacciaio prosegue fino ad arrivare alla “Wunderkammer”, la sala panoramica con vista sulle montagne e proiezioni olografiche «che appaiono sulle vetrate per completare il racconto sulla vita di Ötzi, ma anche per spiegare la tipicità della roccia dolomitica o la struttura di un ghiacciaio». E infine, scendendo, ecco Ötzi, il polo di attrazione, custodito nella sala refrigerata, con accanto gli oggetti ritrovati e un percorso scientifico-didattico sulle ricerche in corso sul dna antico.

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