A fuoco sei bidoni in due giorni. Seab: «Danni da 40 mila euro»
Da inizio anno sono stati bruciati nel capoluogo venti cassonetti: ieri i piromani hanno colpito in via Mozart e in viale Druso. L’assessora Rabini: «Episodi mai così frequenti. Non appena scoperti, i responsabili pagheranno per intero l’importo»
BOLZANO. «Venti cassonetti distrutti dalle fiamme dall’inizio dell’anno: numeri mai visti nella storia della Seab». Il presidente Killian Bedin commenta quasi sconsolato la serie di episodi, senza dubbio dolosi, che sono costati alla società una cifra vicina ai 40 mila euro. Il tutto in poco più di 30 giorni. «È bene sottolineare che si tratta di soldi pubblici», prosegue, «Ogni intervento richiede in media 1500 euro, ma possiamo arrivare anche a cinquemila tra manodopera, trasporto e sostituzione delle campane». Negli ultimi due giorni ne sono state bruciate addirittura sei, in zone diverse della città, dopo che per settimane gli autori avevano preso di mira la zona tra via Genova e via Alessandria. L'altroieri, verso orario di pranzo, le fiamme fuoriuscivano da un bidone della carta vicino alla stazione ferroviaria. Mentre in mattinata i Vigili del fuoco hanno eseguito due ulteriori interventi: in viale Druso e in via Mozart, dove è stata bruciata una campana per la raccolta della plastica e un’altra desinata alla carta, che resta la più “gettonata” dai piromani perché facilmente infiammabile. E poi giovedì, sempre in viale Druso, davanti all’Eurospar, alcuni passanti si sono fermati a immortalare le fiamme che hanno avvolto (e distrutto) l’ennesimo bidone targato Seab.
Caccia ai colpevoli
La caccia ai piromani è nelle mani dell’autorità giudiziaria. Gli investigatori, da giorni, sarebbero sulle tracce dei responsabili dopo le preziose segnalazioni delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco e dei cittadini. Alcuni residenti a Don Bosco invece sarebbero stati testimoni oculari degli episodi: dicono di aver intravisto delle persone allontanarsi con fare sospetto qualche istante prima degli incendi dolosi. Come già riportato nelle scorse settimane, si fa sempre più plausibile la pista che ricondurrebbe ad alcuni ragazzi minorenni, sorpresi a filmare l’incendio per poi postarlo sui social. Preziose risulteranno le telecamere di videosorveglianza della città: il Comune di Bolzano ne ha a disposizione dodici che a rotazione vengono spostate in diverse isole.
«In passato ci sono stati dei fenomeni singoli, di solito uno o due all’anno, ma questa frequenza e questa intensità, concentrata in così poche settimane, è qualcosa di totalmente nuovo», sottolinea l’assessora Chiara Rabini, «La Seab sta lavorando a stretto contatto con le autorità per identificare l'autore o gli autori di reati gravi e incomprensibili, con l’unico scopo di danneggiare beni comuni. E il danno viene arrecato alla collettività. Ma non appena il colpevole verrà scoperto, dovrà pagare per intero l’importo». Non è altrettanto fiducioso Killian Bedin: «Purtroppo sappiamo che recuperare i soldi direttamente dai protagonisti comporta passaggi complicati, sarebbe una novità. Nel frattempo noi facciamo il possibile, denunciando gli atti praticamente ogni giorno», chiosa il presidente della Seab.
La media è quasi di un cassonetto bruciato ogni 24 ore: il rischio è che l’incendio vada a interessare altri bidoni o oggetti esterni come accaduto a gennaio con una Smart parcheggiata in via Longon: in quel caso il parabrezza dell’auto è stato frantumato dal calore e la parte posteriore sciolta dalle fiamme.