Abbandono scolastico, la fuga dei ragazzi è quasi azzerata

Bolzano. A volte basta un brutto voto. Oppure tornare a casa e non trovare nessuno con cui spiegarsi. O temere un nuovo fallimento, essere consapevoli di una difficoltà linguistica che si ritiene...



Bolzano. A volte basta un brutto voto. Oppure tornare a casa e non trovare nessuno con cui spiegarsi. O temere un nuovo fallimento, essere consapevoli di una difficoltà linguistica che si ritiene insuperabile, angosciarsi di fronte alla prossima interrogazione e farsi prendere dallo sconforto. Ecco la crisi. Che quando riguarda un adolescente può far vedere il mondo tutto nero. E, magari, spingere all'abbandono della scuola. In termini tecnici il fenomeno si chiama «dispersione scolastica». Evoca la dispersione, appunto, di un patrimonio. «E' quello che si vuole evitare a tutti i costi» ha detto ieri davanti a insegnanti e consulenti il sovrintendente Vincenzo Gullotta. Tanto da giustificare interventi in profondità, fino all'inserimento nelle strutture di una nuova figura: l'educatore. Mutuato dal mondo pedagogico tedesco e affiancato da un team misto tra esterni e interni alla scuola stessa. «Una task force in grado non solo non solo di affiancare lo studente in difficoltà esplicita, ma soprattutto di anticipare situazioni critiche, prima che esplodano», spiega Andrea Felis. Un monitoraggio attivato di recente ma che già mostra i suoi frutti. «Se nel 2016, quando si è percepita una situazione potenzialmente emergenziale», rivela Andrea Grata, «la dispersione scolastica stava toccando punte dell'11%, ecco che oggi si è riusciti a scendere sotto l'1%, anzi, ultimi dati, allo 0,3%». Grata coordina Irecoop che, con La Strada e Arciragazzi, è il gruppo che ha portato avanti la manifestazione d'interesse alla base dell'affidamento provinciale di nuovi metodi di approccio all'abbandono scolastico potenziale. In sostanza, si è passati da un approccio inevitabilmente istituzionale all'emergenza abbandono, gestito con le sole forze presenti sul campo ma già impegnate nel quotidiano lavoro in classe, ad uno più flessibile, gestito in team tra esperti, psicologi e docenti, in grado di indicare soluzioni attraverso strade anche poco battute. E' stato importante, commenta l'assessore Giuliano Vettorato, «fare rete e coordinare nuove forze. L'obbligo scolastico va gestito non come un impegno formale, ma soprattutto come dovere nei confronti delle nuove generazioni». Perché è proprio ai margini degli anni dell'obbligo che la dispersione morde. E' nel passaggio tra le scuole medie e le superiori, spiega Felis, che si registra il fenomeno. Tanto che, in alcune situazioni molti ragazzi si bloccano proprio al primo anno del secondo ciclo di studi. Quali sono le categorie sociali a rischio? In verità la questione è trasversale. E le ragioni non univoche. Si passa da ragazzi che vivono in un ambiente famigliare problematico, in situazioni che soltanto una ventina d'anni fa erano più rare, a studenti con contesto migratorio alle spalle, sia di prima che di seconda generazione, con problemi anche linguistici di base, ma anche altre situazioni ambientali che, vivendo in un sistema socio-politico fortemente esposto sul tema del plurilinguismo come quello altoatesino, possono diventare critiche. E spingere all'abbandono. Ma anche senza giungere a evidenze più esplicite di fragilità psicologica, i nuovi team di sostegno hanno ora il compito di intercettare ragazzi problematici anche senza sintomi palesi. «Il tema è superare la soglia di diffidenza che tante volte divide il mondo giovanile dagli adulti», aggiungono Grata e Felis. P.CA.















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