Il lutto

Addio a Renato Properzi, l’ingegnere dell’Iveco “padre” del Centauro 

Morto a 78 anni, un vero innovatore le cui idee hanno proiettato Bolzano nei mercati globali



BOLZANO. Quando entrava, la mattina, in stabilimento lo salutavano con un «buongiorno ingegnere». Tra gli ingegneri Iveco, quelli della prima, seconda o terza generazione, Renato Properzi era invece «il maestro». Dalla sua mano, dalle sue intuizioni creative sono nati i mezzi che hanno portato Bolzano nel mondo. Ministri, ambasciatori, capi di stato maggiore, sindacati, imprenditori, chiunque stesse decidendo su una commessa, ancor prima della scheda tecnica di un prodotto, sapeva che sarebbe bastato stringere la mano all'ingegner Properzi per sapere tutto quello che occorreva sapere.

«La sua sola presenza valeva una rassicurazione per ogni cliente», racconta oggi Pietro Borgo, che dell’Iveco è stato a capo dello stabilimento bolzanino (oggi Iveco Defence Vehicles). Compagni di strada per anni. Come Enrico Valentinelli, una stagione a guidare le risorse umane e per un mandato presidente di Assoimprenditori Alto Adige: «Se ne va un pezzo di storia dell’industria».

Properzi è stato portato via dalla malattia l’altra notte, a 78 anni. Di questi, più di 43 passati in Zona. Una vita. Iniziata da ingegnere appena laureato alla Lancia.

Il luogo della produzione, degli eserciti di operai a metà degli anni Sessanta, quando tutto stava cambiando. E questo cambiamento Properzi ha vissuto fin dagli esordi, guidandolo verso l'innovazione, entrato in Iveco prima come responsabile progettazione e poi negli uffici di sviluppo e prodotto. Il luogo dove l’idea sapeva diventare oggetto industriale e dove quest’ultimo trovava l’identità che ne avrebbe costruito il successo.

«È stato il padre del Centauro», dice Valentinelli. E nel dirlo è come se prendesse in mano un oggetto prezioso, da maneggiare con cura.

«Il suo capolavoro», ricorda a sua volta Borgo. Industrialmente, lo snodo attraverso cui il marchio Iveco è diventato uno dei leader planetari nella produzione di veicoli multiuso.

Ovunque si posizionasse una missione Onu, una forza di interposizione Nato, iniziava ad apparire il Centauro. Pensato, prodotto, sperimentato nei percorsi accidentati dove ogni componente subisce sollecitazioni drammatiche. In realtà, il Centauro non solo ha spesso soppiantato i carri cingolati con le sue innovative gomme "8x8", imponendosi come alternativa flessibile per ogni teatro, ma ha garantito all’Iveco la possibilità di investire sul futuro.

Le enormi risorse impiegate in fase di progettazione sono rientrate triplicate se non più, una volta che il Centauro si è imposto sui mercati. E ha consentito alla consociata del gruppo Fiat di costruire una propria autonoma identità d’impresa.

A Bolzano non si sono prodotti più solo componenti ma lo stabilimento è diventato la centrale ideativa e produttiva, consentendo tra l’altro di garantire i livelli occupazionali.

Molte volte a rischio negli anni precedenti. I quali traevano ossigeno ad ogni commessa firmata per la fornitura dei mezzi. Quando poi Renato Properzi è transitato dalla progettazione allo sviluppo e prodotto, ecco che proprio le sue doti di «raffinato negoziatore», come oggi ricorda di lui Pietro Borgo, si sono imposte in ogni teatro di trattativa. E proprio la presenza sul campo del «maestro» ha fatto ottenere ad Iveco la grande commessa brasiliana. Ancor oggi giudicata come un passaggio decisivo nella storia del marchio. «Io e Renato - racconta l’ex capo dello stabilimento bolzanino - abbiamo portato a termine una vera impresa. Perché solo così si può definire la fornitura di duemila blindati all’esercito brasiliano».

Si è trattato del "Guarani", un «6x6» immaginato e disegnato come un abito di sartoria su misura per le esigenze del governo sudamericano. Di cui Iveco garantì ideazione, produzione a distanza, fornitura delle tecnologie e dei cervelli. «Senza Properzi quella fornitura non so se ci sarebbe stata», dice a sua volta Enrico Valentinelli. Che ricorda lo «straordinario ascendente» che l’ingegnere aveva sui suoi interlocutori, fossero militari o civili, tecnici o politici, rapiti dalla sua capacità di illustrare le doti del prodotto, dalla sua flessibilità intellettuale nell’adattarsi alle richieste, nel mediare di fronte agli attriti, inevitabili in ogni trattativa ad altissimo livello. Gli anni Ottanta e Novanta, quelli che hanno garantito prima la tenuta e poi il successo di Iveco Bolzano, sono in gran parte gli anni di Properzi. E oggi, tutto lo stabilimento, dai vertici agli operai delle linee di montaggio, dai progettisti ai collaudatori piangono un maestro. Dotato di un «passo» irripetibile. Tutti lo hanno ricordato in queste ore. E Iveco stessa si appresta a farlo, in quanto ultimo saluto ad un protagonista assoluto della sua presenza in Zona e ovunque nel mondo si trattasse di far conoscere i prodotti di qualità assoluta del made in Italy. Lo piangono, in famiglia, la moglie Marisa, il figlio Andrea e i parenti. P.CA.













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