Il caso

Alcide Berloffa, memoria svilita: il Comune di Bolzano corre ai ripari 

Il monumento è ormai invisibile, riunita la commissione tecnica voluta dal Comune. Verrà indetto un concorso di idee per la salvaguardia. Il sindaco Caramaschi: tutto il parco sarà riqualificato



BOLZANO. Con la primavera il parco Alcide Berloffa si popola di migranti. L’onorevole non ne sarebbe scontento. Anche se non ha vissuto queste nostre emergenze umanitarie, ne avrebbe condiviso le istanze di accoglienza.

Ma la questione è un’altra: in questo modo salta l'impianto stesso del monumento-panchina, la sua ragione d'essere anche urbanistica. Le scritte che raccontano la sua visione autonomistica, ad esempio, erano nate e poste sul piano di vernice rossa per fare comprendere ai cittadini di oggi le fatiche di un loro concittadino di ieri nel gestire e condurre le trattative per il Pacchetto. Le rinunce e le visioni di un uomo sempre fedele ai suoi principi.

Difficile che le genti che oggi ne prendono d’assalto il monumento siano interessate alla storia: ben più al quotidiano sostentamento e a trovare un tetto. Insomma, Berloffa soffre di “emarginazione”. E balza subito agli occhi il diverso status di piazza Silvius Magnago, con i dolmen che celebrano l'impegno politico del suo partner di allora, il Landeshauptmann di quegli anni, lucidi come per una rivista. Con il luogo che li ospita tirato come un pavimento di marmo e sorvegliato.

Parco Berloffa era nato, con la sua nuova dedicazione, proprio per porre (quasi) sullo stesso piano il padre tedesco e quello italiano dell’autonomia. Collegandone le figure e integrando le installazioni con delle scritte esplicative: solo che quelle di Magnago si leggono, quelle di Berloffa no. La piazza sembra la Svizzera, il parco altro. Ma ora, dopo mesi di sofferenza, qualcosa potrebbe cambiare.

In Comune si è infatti riunita la commissione tecnica, voluta dal sindaco un po’ di tempo fa, e che ha ripreso in esame l'emergenza panchina. Giungendo a questa conclusione: si emanerà un bando per un concorso di idee mirato alla salvaguardia dello spazio, alla sua integrazione con una serie di procedure di sicurezza, per la manutenzione e la messa in atto di azioni in grado di preservarla dall’incuria e da una frequentazione troppo assidua di persone non interessate alla figura dello statista.

Già la famiglia di Alcide Berloffa, lo scorso anno, aveva protestato per la mancata conclusione del progetto che avrebbe dovuto, fin dall'inizio, collegare il parco alla piazza. Ed ora, proprio questo schema urbanistico, per rendere visibile anche nei percorsi la connessione tra le due figure guida della storia recente altoatesina, è stato posto al centro del bando che il Comune si appresta ad emanare. Il tutto costituirà alla fine un dossier esecutivo, perché queste cornici operative siano poste in essere dal cantiere del Waltherpark che si è assunto l'impegno, come da contratto, di riqualificare il parco Stazione e di connettere le sue due parti, quella alla destra e quella alla sinistra di viale Stazione stessa, appunto il parco Berloffa. Questo ultimo step dovrà giocoforza attendere i lavori di cantiere, dunque non prima di un anno o due.

Nel frattempo il Comune ha promesso di guardare con più attenzione allo stato del monumento. Anche se, oggettivamente, appare sempre meno felice l’idea di averlo posto in uno dei luoghi più a rischio, dal punto di vista della frequentazione, dell'intera città.

L' altra opzione sarebbe quella di estendere la sorveglianza su piazza Magnago, con impegnate le guardie giurate, anche nel parco Berloffa. Ma, sembra, al Comune mancano i soldi. E si dovrebbe addivenire ad un accordo con la Provincia per ottenere l'estensione dei controlli anche oltre il confine di via Laurino. P.CA.













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