BOLZANO. Le truffe ai danni degli anziani sono uno dei reati più odiosi che si possano verificare e che sfuggono alle statistiche. A fronte di numeri esigui (dieci in tutto l’anno le denunce presentate ai carabinieri) la sensazione è che il fenomeno sia più accentuato. Se non emerge è perché molti anziani si vergognano ad ammettere di essere stati raggirati e c’è il timore che i truffatori si possano in qualche modo vendicare.

In quest’ottica la risposta dell’Arma vuole essere decisa e il generale del corpo d’armata Carmine Adinolfi, comandante del comando interregionale “Vittorio Veneto” di Padova ha lanciato un preciso appello a tutti per una lotta continua al fenomeno. «È ormai da tempo - spiega - che gli organi di informazione riportano sempre più frequentemente notizie di questo tipo. Un atteggiamento odioso e vile da parte dei truffatori. Di solito i criminali si comportano individuando preventivamente le potenziali vittime (generalmente persone anziane particolarmente deboli dal punto di vista psicologico e sole) e raccogliendo poi notizie su di loro». Diverse le modalità con cui si concretizza la truffa. «Talvolta si presentano come appartenenti alle forze di polizia o altri enti, mentre altre volte simulano delle emergenze in cui sarebbero coinvolti dei familiari. Un classico è la richiesta di denaro per risolvere i danni derivanti da un incidente stradale. Si tratta spesso di bande ben organizzate, abilissime nel proporsi derubando gli anziani di migliaia di euro o degli ori di famiglia».

Oltre al contrasto, dunque, i carabinieri hanno messo in campo anche un’azione capillare di prevenzione con la collaborazione dei sindaci, dei parroci e dei colleghi in congedo. «Una delle cose più utili da fare è parlare del fenomeno in modo che diventi un pericolo conosciuto, eliminando l’effetto sorpresa». (a.c.)