Il progetto

Areale, subito un polo culturale tra Zona Siberia ed ex officine Fs 

In attesa del mega progetto rinviato di anni, Comune, Università, Ordine degli architetti e Rfi stanno studiando il recupero di terreni e strutture inutilizzati da riconvertire in pochi mesi in spazi per concerti, mostre, eventi



BOLZANO. Chi (non) la fa l’aspetti. E l'Areale doveva aspettarselo. Troppi anni di attesa per vederla apparire, la riqualificazione: per accettare, tutti, di non provare a farne qualcosa nel frattempo.

E così è nato il progetto di riuso dei suoi spazi. «Secondo gli ultimi calcoli staranno vuoti e inutilizzati per almeno altri dieci-quindici anni», dicono i tecnici impegnati in questi mesi a monitorare, dal municipio e dall'ufficio grandi opere, i progressi amministrativi dell'idea Abd-Podrecca e gli accordi, solo sulla carta, tripartiti tra Rfi (Rete ferroviaria italiana), Provincia e Comune.

E così l’ordine degli architetti paesaggisti, varie associazioni bolzanine, il Comune, in particolare l’assessorato alla cultura e persino la Lub, si stanno coordinando per costruire una struttura organizzativa flessibile di pronto impiego in grado di restituire luoghi inutilizzati alla città senza mettersi ad aspettare i prossimi decenni. E dove? In particolare utilizzando due grandi spazi: il parcheggio verso i Piani adibito, durante il mercatino di Natale, allo stazionamento dei bus turistici e lo slargo con anche l’edificio della vecchia officina ferroviaria, già impiegata per gli eventi di Transart.

Lì, nel disegno riqualificativo elaborato ormai molti anni fa, dovrebbe trovar posto il centro per le culture contemporanee. Ma, allontanandosi sempre più questo scenario progettuale, ci si è chiesti se aveva un senso lasciare nell’abbandono spazi così preziosi al limitare del centro storico.

«Abbiamo già preso contatto con gli architetti e le associazioni, bussando insieme alla porta delle Ferrovie - conferma l'assessora Chiara Rabini - e la cornice di riuso è stata definita, anche se non ancora nei dettagli». Un primo risultato è la domanda specifica di alcuni studenti e docenti della facoltà di Design di Unibz di effettuare un sopralluogo nei prossimi giorni nello slargo del parcheggio ai Piani. L’obiettivo è verificarne la rispondenza rispetto ad alcune idee di riuso, come workshop, eventi, incontri all'aperto, possibili anche lezioni pratiche, esposizioni temporanee. A sua volta il Comune prova a tenere i contatti con Rfi per le autorizzazioni e la messa in sicurezza, fondamentale in casi come questi. Una spinta è giunta dall’ultima assemblea dell’ordine degli architetti in Fiera, dove Rabini ha avuto interessanti incontri sul senso dell’operazione e sulla sua fattibilità.

Anche prefigurando la possibilità che gli architetti possano supportare il progetto sul piano dell'elaborazione di una griglia di schemi applicativi. Perché tutto questo sta accadendo? Per due ragioni. La prima riguarda i tempi. Di anno in anno la cornice progettuale dell'Areale sta cambiando pelle. Prima un unico interlocutore, poi la spartizione dei lotti edificabili; prima la presa in carico da parte di Abd del bando con l’assegnazione al privato dei lavori di bonifica e di spostamento dei binari, poi l’emersione dell’ipotesi che siano le Ferrovie, tramite lo storno dei fondi Pnrr (Piano nazionale ripresa e resilienza) sui precedenti impegni progettuali nelle stazioni del Nord, a occuparsi del grande cantiere. Ogni volta, il rischio è di ricominciare daccapo. Con allungamento dei tempi. La seconda ragione è la presa d’atto che a Bolzano gli spazi si stanno sempre più riducendo e non solo quelli destinati allo sviluppo immobiliare.

La consegna al degrado sine die di luoghi così preziosi, vasti e a ridosso del centro non poteva essere accettata senza una qualche reazione. C'è stata la spinta delle associazioni ma anche gli architetti hanno raccolto la possibile sfida. Molto affascinante. Come pure l’ha raccolta l' Università, con le sue forze fresche, gli studenti di Design. I quali hanno già accumulato una buona esperienza nel campo delle idee di riuso di spazi pubblici, facendosi coinvolgere nell'iniziativa di riempimento del parco del Cappuccini una volta riqualificato. Ma anche prima, ed è questa la possibile affinità con il “progetto temporaneo Areale”: inventarsi eventi e iniziative ben prima che gli spazi abbiamo acquistato la loro nuova identità. Le aree sono state individuate, le Ferrovie mostrano interesse, le forze in campo aumentano di giorno in giorno come pure il ventaglio delle opzioni di riuso. Tra pochi giorni poi, la facoltà di Design, osserverà sul campo quanto un parcheggio potrà diventare il nuovo teatro all’aperto di una città sempre in attesa di qualcosa che non c’è. P.CA.













Altre notizie

Attualità