Ascensore rotto da mesi Disabile segregato in casa 

La protesta. Mirko Lattanzi ha 40 anni e vive in una palazzina Ipes al civico 117 di via Milano Da prima di aprile non può lasciare il suo appartamento e finora ogni suo appello è stato inutile



Bolzano. Si può essere prigionieri anche senza aver commesso alcun reato, senza aver subito alcuna condanna ed essere senza colpe. Sì, perché l’unica “colpa” di Mirko Lattanzi, bolzanino di 40 anni, è quella di essere invalido al cento per cento e di non poter affrontare le due rampe di scale che separano l’appartamento in cui vive, al civico 117 di via Milano, dal pian terreno. La reclusione di Mirko dura da prima di aprile e cioè da quando s’è rotto l’ascensore del palazzo Ipes in cui vive con la madre. Da circa quattro mesi, quindi, il quarantenne è costretto in casa. Costretto a dipendere in tutto e per tutto dai familiari.

«Io non so più a chi chiedere aiuto! – sbotta la mamma di Mirko – In questi mesi ho telefonato a decine di persone, mi sono rivolta ad associazioni, ho ripetutamente segnalato il problema all’Ipes e ho implorato che qualcuno venisse a riparare quell’ascensore. Nulla. Nessun aiuto da chi avrebbe dovuto sostenermi. Solo promesse. Tanto promesse. Ma nulla è accaduto, nulla è stato fatto». Immobilismo irritante e incomprensibile che condanna Mirko ad una reclusione tanto ingiusta quanto crudele. «Per mio figlio – continua la donna – l’ascensore non è un capriccio perché Mirko, ormai da qualche anno, non riesce a camminare e il suo peso rende impossibile anche solo pensare di poterlo accompagnare giù».

Sulla porta dell’ascensore, un cartello scritto a mano e datato 1 aprile 2019 (ma, purtroppo, non è uno scherzo) “spiega” il perché della mancata riparazione del guasto. Ma si tratta di una comunicazione che, nel 2019, suona anacronistica. «L’ascensore – si legge – rimane fermo per sicurezza, in attesa dell’ok amministrativo per la sostituzione del quadro di manovra in quanto obsoleto non si trovano più ricambi specifici».

Viene naturale chiedersi come sia possibile che in quasi quattro mesi non si sia ancora trovata una soluzione al problema. «Anche perché – spiega la madre di Mirko – altro famiglie di questo palazzo hanno bisogno dell’ascensore. Qualcuno mi dica a chi devo rivolgermi...»













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