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Asili nido, Alto Adige in ritardo. Solo 24 posti ogni 100 bambini  

Entro il 2027 andranno assicurati almeno 33 posti nei servizi dedicati alla prima infanzia da 0 a due anni. Di Fede: «Bolzano ha già raggiunto il livello indicato. Per molti anni si è puntato sugli incentivi per lasciare le donne a casa»


Francesca GONZATO


BOLZANO. Alto Adige fanalino di coda nei servizi per la prima infanzia: asili nido, microstrutture e, tipicamente in questa area, Tagesmütter. Il divario rispetto alle altre regioni italiane (sud e isole escluse) resta molto alto, nonostante la spinta impressa negli ultimi dieci anni. Situazione migliore a Bolzano, dove è stata superata la soglia minima di copertura di 33 posti ogni 100 bambini. L’Alto Adige invece è fermo al 23,9%. 

«La nostra provincia sconta il pesante ritardo accumulato in passato sui servizi per la prima infanzia, in particolare nei territori al di fuori dei centri principali. Invece che sulle strutture si era puntato sugli incentivi per consentire alle donne di restare a casa a prendersi cura dei figli. Una questione culturale, evidentemente. Adesso la mentalità sta cambiando e la richiesta di servizi da parte delle famiglie è in aumento», sottolinea Liliana Di Fede direttrice della Assb. Gli asili nido consentono a entrambi i genitori di lavorare, ricorda Di Fede, «ed è sempre più riconosciuto il loro valore educativo, soprattutto per chi nasce in famiglie con qualche difficoltà: sono un motore di pari opportunità». La fotografia altoatesina esce dal report «I servizi educativi per l’infanzia in Italia», frutto di un accordo di collaborazione tra Presidenza del Consiglio dei ministri (dipartimento per le Politiche della famiglia), Istat e Università Ca’ Foscari di Venezia.

La spinta del Pnrr

Negli ultimi anni, in Italia, sono state introdotte diverse misure mirate al potenziamento e al riequilibrio del sistema di offerta di servizi educativi per la prima infanzia (0-2 anni), storicamente frammentato ed eterogeneo sul territorio. Ai finanziamenti statali si è aggiunta la spinta del Pnrr, che vede risorse importanti per aumentare l’offerta di servizi, colmare le carenze del sistema educativo per i più piccoli e ridurre i differenziali di opportunità legati al luogo e alle condizioni di nascita dei bambini. 

La soglia minima del 33%

I servizi alla prima infanzia, ricorda il report, sono stati inclusi nei livelli essenziali delle prestazioni, che fissano un minimo del 33% di posti da garantire ai bambini sotto i tre anni entro il 2027. È su questo parametro che il sistema Alto Adige mostra le sue difficoltà. E l’asticella si alzerà ulteriormente, perché è previsto «il nuovo target di 45 posti per 100 bambini definito per il 2030 all’interno degli “obiettivi di Barcellona”».

Nell’anno educativo 2022/2023 i posti disponibili nei nidi, nelle sezioni primavera e nei servizi integrativi pubblici e privati hanno raggiunto sul territorio nazionale una copertura pari a 30 posti ogni 100 bambini. Il centro -nord ha raggiunto o superato la soglia del 33% di copertura con una unica eccezione: la provincia di Bolzano, ancora ferma al 23,9%. Molto meglio Trento con il 41,2%. 

Eppure la situazione è nettamente migliorata. Dal 2013 al 2022 la provincia di Bolzano ha visto un aumento del 35,1%. 

La gestione

Dal punto di vista strutturale, si registra una diversa distribuzione dei servizi attivi sul territorio per natura giuridica del titolare, con prevalenza del settore pubblico in alcune regioni, come la Valle D’Aosta, le Province Autonome di Bolzano e Trento, l’Emilia-Romagna, il Molise, le Marche, il Piemonte, la Toscana. 

In Alto Adige (dati 2022-2023) si hanno 1.969 posti autorizzati a carattere pubblico e 1.742 posti di carattere privato. 

Entrando maggiormente nel dettaglio, in Alto Adige il 32,5% della spesa comunale va ai nidi con gestione diretta, mentre il 58,1% della spesa riguarda la gestione di posti pubblici affidata a terzi, cui si aggiunge un 9,3% di nidi privati senza riserva di posti. 

L’Alto Adige è in testa nella tabella dedicata alla compartecipazione degli utenti in relazione al reddito. A fronte di un reddito medio familiare di 51.632, l’importo medio annuale delle rette nel 2022 è stato di 3.486 euro. Si tratta di gran lunga della spesa media più alta nelle regioni italiane: la Lombardia si trova al secondo posto con 2.991 euro di spesa media per le rette. All’ultimo posto la Calabria con 519 euro. 

Più servizi nel capoluogo 

Esigenze e tradizioni diverse, come realtà urbana Bolzano ha puntato sui servizi per la prima infanzia. Dieci asili nido e dieci microstrutture, oltre alle Tagesmütter. «Solo nei nidi garantiamo 460 posti», ricorda Liliana Di Fede. Non bastano. Il mese scorso risultavano ancora 140 bimbi in lista di attesa. «Abbiamo appena chiuso la gara per l’undicesima microstruttura, prevista in Zona. Da gennaio avremo 30 nuovi posti e altri 30 sono previsti per il 2026». 

 













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