Burocrazia

Assb intasata da 24mila pratiche: pronta la mini riforma aziendale 

Mole di lavoro insostenibile: manca la dirigenza intermedia, così nascono le figure dei responsabili di distretto.La direttrice Liliana Di Fede: «Carenza di personale in tutta Europa e caro-casa e patentino non aiutano». Per la terza età un ufficio ad hoc


Sara Martinello


BOLZANO. In un anno Assb ha avviato 23.449 pratiche, tra concessioni, negazioni, revoche, archiviazioni e rinvii, aperte a fronte di 16.774 domande di assistenza economico-sociale e di calcolo tariffe. E poiché manca una fascia intermedia tra dirigenza e dipendenti, la mole di pratiche ha ingolfato gli uffici. Così l’Azienda dei servizi sociali si è avviata lungo un percorso di strutturazione interna che a breve introdurrà cinque figure intermedie che coordinino ciascun distretto. Più efficienti, più vicini alla cittadinanza, questo l’obiettivo. È di questa settimana la ratifica della giunta comunale.

A dare lavoro ad Assb non sono solo le pratiche, sono soprattutto le persone. Il sociale a Bolzano segue 400 minori, con confronti quotidiani, per una quantità di lavoro immane di cui la cura della persona è il perno. «I distretti sono microcosmi con numeri molto elevati che necessitano di risposte immediate», evidenzia l’assessore Juri Andriollo.

Liliana Di Fede – direttrice generale di Assb – mette l’accento su una carenza di personale endemica in tutta Europa. Che a Bolzano è aggravata dal costo dell’abitare e dall’obbligo di patentino, cui si unisce una forte incidenza della formazione professionale che si ferma alle scuole superiori. La riflessione sull’organizzazione interna cominciata a inizio 2021, nel pieno della pandemia. «Abbiamo voluto salvaguardare il principio della territorialità – così Liliana Di Fede – che l’Unione europea conferma come punto di forza quando si parla di servizi sociali. I principi sono il presidio del territorio e il presidio della squadra di lavoro».

Perciò Assb, oltre mille dipendenti, dagli attuali 15 dirigenti passerà a 14, perché le residenze per anziani avranno un unico ufficio e un unico dirigente, con quattro responsabili per le singole case di riposo.

A questi si aggiungeranno cinque figure nuove, i responsabili dei distretti. La direttrice generale spiega che «garantiranno la qualità dei singoli distretti e saranno il primo filtro tra Assb e popolazione e tra Assb e altre risorse del territorio, come scuole e associazioni». In più è previsto un responsabile dei servizi multizonali (o ultradistrettuali), ad esempio il servizio affidi, in generale di servizi per la famiglia e per i minori sia gestiti direttamente da Assb, sia esternalizzati.

Un ufficio sarà espressamente dedicato alla terza età e avrà il compito di curare i servizi della domiciliarità. Punto fermo pure nella riorganizzazione aziendale, «mantenere nei quartieri i servizi dell’assistenza domiciliare già presenti».

Rivedere l’assetto interno senza aggiungere burocrazia alla burocrazia; anzi, sfrondarla. «Non dovevamo aumentare il numero di uffici – spiega Licia Manzardo, direttrice di ripartizione di Assb – quindi abbiamo mantenuto i tre esistenti ma cambiando denominazione e riorganizzandoli. Uno è l’ufficio distretti, che permetterà alla cittadinanza di continuare a rivolgersi al distretto di appartenenza e di avere lì tutte le risposte di cui si ha bisogno. Poi l’ufficio servizi per la domiciliarità, che comprenderà tutti i servizi non residenziali, compresa l’assistenza agli anziani dai pasti ai soggiorni marini a progetti come quello di informazione contro le truffe. Infine l’ufficio per l’inclusione sociale, lavorativa e abitativa, che come abbiamo visto con la recente crisi ucraina deve dare risposte tempestive e agire con flessibilità. Si occupa di integrazione sociale, di misure reddituali, di accompagnamento verso l’autonomia abitativa, secondo il principio di sussidiarietà che ci guida».

Si fa il possibile, almeno finché la Provincia non riscriverà il sistema di contribuzione. Andriollo preme per una nuova visione del welfare: «Alla comunità non servono contributi a pioggia, servono servizi. Dobbiamo dare di più a chi ha bisogno e togliere a chi ha tanto».













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