Associazione di tipo mafioso un altro pentito ora collabora 

Si tratta di Paolo Pasimeni, padovano, che nel 2001 uccise il padre. Un verbale con importanti dichiarazioni anche su alcuni bolzanini è stato depositato l’altra mattina dalla Procura distrettuale. Ma gli avvocati contestano le accuse


Mario Bertoldi


Bolzano. La procura distrettuale ha un altro asso nella manica nell’inchiesta sui presunti gruppi malavitosi operativi in alto adige in collegamento diretto con la ’ndrangheta calabrese. l’altra mattina il pubblico ministero davide ognibene, in occasione della prima udienza davanti al tribunale del riesame attivato da otto indagati, ha depositato un verbale con le dichiarazioni rilasciate a sorpresa 24 ore prima da uno degli inquisiti accusato di far parte, seppur a titolo di concorso esterno, della contestata associazione a delinquere di stampo mafioso. si tratta di paolo pasimeni, padovano di 42 anni. nel 2001 confessò di aver ucciso il padre luigi, professore universitario. aveva scoperto che il figlio aveva falsificato l’esito di un esame di chimica. il padre fu trovato privo di vita nel cortile dell’ateneo patavino. il docente venne colpito dal figlio dapprima con un pugno, poi massacrato a bastonate. a quel punto l’uomo fu caricato su una carriola, trasportato nel cortile dell’ateneo e poi dato alle fiamme.

Paolo pasimeni fu condannato per omicidio volontario e vilipendio di cadavere. per una serie di sconti pena (con applicazione anche dell’indulto) il 19 ottobre 2011 (anche per effetto dell’esito positivo dell’affidamento in prova) l’uomo terminò di scontare la condanna per poi ottenere nel 2016 la riabilitazione. nel frattempo, però, secondo l’ipotesi accusatoria pasimeni ebbe modo di entrare in contatto con alcuni esponenti della presunta associazione a delinquere di stampo mafioso. l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice marco la ganga lo definisce un “concorrente esterno”.

Secondo il teorema della procura distrettuale pasimeni intratteneva con il gruppo locale dell’organizzazione malavitosa «un rapporto effettivo e duraturo». il gruppo avrebbe potuto contare in continuazione sulla sua disponibilità ed in particolare «nei momenti patologici dell’associazione». nell’ordinanza la posizione di paolo pasimeni viene definita «di contrasto», vale a dire come uomo di fiducia dell’organizzazione che poteva stabilmente contare sul suo contributo pur senza che lo stesso fosse stato «battezzato». nell’ordinanza pasimeni viene definito «spacciatore al dettaglio sulla piazza patavina e funge da collegamento tra ’ndrina di bolzano e le sue diramazioni in veneto. avrebbe inoltre detenuto armi «per conto della consorteria bolzanina coadiuvando mario sergi (il presunto capo e promotore dell’associazione) nel narcotraffico dalla calabria verso il nord.

Tra i venti inquisiti complessivi (di cui undici della provincia di bolzano), paolo pasimeni non è dunque un elemento di secondo piano. ed è stato proprio pasimeni lunedì mattina a sottoscrivere un verbale (che la procura ritiene di natura confessoria) chiamando in causa alcuni elementi dell’organizzazione. tra questi, seppur indicato con uno pseudonimo, vi sarebbe il bolzanino luca guerra, indagato per concorso esterno con mansioni di procacciatore, manutentore e custode delle armi dell’organizzazione.

Nel racconto di paolo pasimeni vi sarebbero indicazioni anche sul coinvolgimento di yassine lemfaddel residente a treviso. il verbale delle ammissioni di paolo pasimeni è stato depositato ufficialmente agli atti del procedimento e potrebbe permettere un importante passo in avanti dell’inchiesta che è tutt’ora aperta. in occasione dell’udienza di martedì mattina davanti al tribunale del riesame, gli avvocati difensori coinvolti si sono dimostrati per lo più tranquilli anche dopo aver ottenuto un ritardo di circa un’ora dell’udienza per prendere visione del contenuto delle dichiarazioni del “pentito” padovano. un po’ tutti i legali hanno sottolineato che le nuove dichiarazioni non modificherebbero il quadro indiziario complessivo che - secondo gli avvocati - si confermerebbe comunque insufficiente a sostenere un’accusa così pesante quale l’associazione a delinquere di stampo mafioso. tra le modalità d’azione di tipo mafioso indicate negli atti della procura distrettuale c’è anche un incontro avvenuto tra il presunto capo dell’organizzazione mario sergi e marco dall’ara, carrozziere di professione, indicato dagli inquirenti come spacciatore al dettaglio di bolzano. sergi si sarebbe presentato all’incontro nella carrozzeria di dall’ara (in via dürer) con un’auto condotta dal suo autista «e per tutto il tempo dell’incontro aveva continuato la corsa con l’auto, ripercorrendo senza sosta lo stesso tragitto ad anello» attorno al luogo del colloquio, per garantirne la riservatezza. in quella occasione i due avrebbero concordato la gestione di un carico di droga pesante da acquistare a taggia in liguria. martedì mattina l’avvocato difensore federico fava ha in primis contestato l’omesso deposito al tribunale dei verbali di altri quattro collaboratori di giustizia (agresta, piccolo, fonti e annunziato) nonostante il giudice delle indagini preliminari avesse definito i documenti in questione dal valore fortemente probatorio. l’avvocato fava ha ricordato in arringa che l’intero quadro indiziario si fonderebbe sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. la difesa lamenta una violazione dei propri diritti per non aver potuto prendere visione dei verbali, ricordando che anche recentemente le sezioni unite della cassazione hanno ribadito che pure per il cosiddetto concorso esterno la presunta capacità intimidatoria deve essere «effettiva e obiettivamente riscontrabile». e per dall’ara non sarebbe stato dimostrato alcun impiego del cosiddetto metodo mafioso.













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