Mobilità

Auto elettriche, presto 30 stazioni a ricarica veloce 

Mobilità ecosostenibile, l’Alto Adige all’avanguardia in Italia. Già 200 i punti di rifornimento, ma è necessario convincere A22 a mettere gli impianti nonostante le resistenze delle compagnie petrolifere


Paolo Campostrini


BOLZANO. La scossa non è arrivata dalla Scozia, coi bla bla del vertice sul clima di Glasgow. Ma Greta potrebbe darsi respiro venendo qui o, se volesse risparmiare sul viaggio, guardandosi almeno i numeri: l’Alto Adige è in cima a tutti i report sulla sostenibilità. E lo è per via dell’elettrico. Una transizione dovuta a madre natura, in parte (le centrali idroelettriche non inquinano) ma dall’altra ad una infrastrutturazione molto avanzata sul piano della mobilità. In una parola: bus e auto elettriche.

«In Provincia abbiamo installato 200 punti di ricarica» dice Sergio Marchiori. Lui, ingegnere, è ceo di Neogy, una società nata da una joint venture tra Alperia e Dolomiti energia. E si muove su due direttrici: la produzione di energia verde e la gestione delle infrastrutture di distribuzione. Marchiori dà anche una notizia: «Ci prepariamo a immmetterne altre 30. Ma a ricarica veloce». Perché qui sta il punto, scendendo dall’empireo dei valori, alle terre basse delle loro ricadute pratiche. E sta, per ora , tutto nell’orologio: per fare un pieno tradizionale da 600 chilometri di autonomia ci metto cinque minuti per farne uno con l’elettrico, una notte.

«Ma in otto - dieci minuti riesco a fare oggi un rabbocco con la ricarica veloce che mi consente di coprire almeno 100 chilometri» osserva Marchiori. Il rabbocco è una immissione di energia per l’immediato. Un aiutino. Ma è qui il nodo, ancora per un po’. Sulla competitività pratica rispetto ad un uso standard del mezzo. Certo, gli investimenti compiuti da Neogy presuppongono il delinearsi di una linea di tendenza virtuosa che a sua volta prefigura la possibilità che i valori della sostenibilità di coniughino sempre più con quelli della praticità di gestione: tempi di ricarica, costi complessivi dell’auto, rapporti di forza tra gestori, mercato dei combustibili. Ma per capire come e quanto cambiare serve farsi domande sul quotidiano.

Ingegnere, la sensazione è che un possessore di un’auto elettrica debba essere molto più organizzato mentalmente di uno con la macchina a benzina..

È solo questione di abitudine. Certo, occorre a poco a poco cambiare mentalità.

Ma i tempi di rifornimento?

Vanno considerati alcuni parametri. Ad esempio almeno l’80% dei nostri clienti automobilisti effettuano la ricarica in garage. Lo fanno di notte con la colonnina personale o della rimessa. A questo punto il “pieno” è fatto. E copre dai 400 ai 600 chilometri di autonomia.

Ma se capita di essere per strada e si vede scendere il livello?

Ora puntiamo tutto sui punti di ricarica veloce. In questi è possibile caricare circa 100 chilometri di autonomia in dieci minuti.

Ma anche 400 chilometri o poco più di autonomia impongono una certa disciplina nella gestione dei propri viaggi…

Occorre rifarsi ai dati. La grande maggioranza dei viaggi in auto avviene, tranne che in vacanza o in situazioni particolari, in un raggio di 400 chilometri. Su questo dato risulta meno drammatico il limite di ricarica medio. Diventa cioè molto gestibile.

Perché, in autostrada, è difficile farsi superare da un’auto elettrica? Piede leggero dei guidatori?

C’è un dato: più si va veloci, più si consuma. Accade anche con i carburanti fossili. Con l’elettrico, visto il contesto, non correre diventa oltreche più sicuro anche funzionale alla durata della ricarica in batteria.

A questo proposito il nodo resta l’assenza di punti di ricarica nelle autostrade. Sarà sempre così?

Spero di no. Anche se abbiamo in corso colloqui con la Società autostrade per trovare una via d’uscita. E a sua volta A 22 gode di punti di ricarica nei pressi dei caselli di uscita. Indubbiamente avere l’elettrico accanto alle pompe tradizionali negli autogrill necessita di ulteriori avanzamenti. E sarebbe l’ideale in futuro. C’è resistenza naturale delle imprese petrolifere e anche una questione di costo degli impianti .

Guidare l’elettrico significa comunque guidare piano?

Attenzione: le auto con batteria hanno un risvolto emozionale molto apprezzato. Avendo subito la coppia di potenza disponibile offrono prestazioni sorprendenti. Se uno vuole effettuare una ripresa bruciante può farlo .

Magari lo farebbe a cuor leggero con una colonnina nei pressi visti i tempi di ricarica.

Ma anche con la benzina se si schiaccia si ha bisogno quanto prima di un distributore...

Quando inizierà ad accelerare il sistema del l’elettrico? Magari con la diminuzione del costo delle auto?

Non solo. Pure se servirà. Alcune case automobilistiche hanno già impostato la transizione dopo il 2030. Ma si potrà avanzare spediti anche prima con l’evoluzione tecnologica delle ricariche. Secondo una mappa che ci siamo fatti, sarà sempre più agevole avere punti nelle abitazioni e poi si proseguirà con l’installazione dei punti a bassa potenza dei paesi aumentando quelli ad alta potenza in città e nelle direttrici più frequentate. Ripeto, ci si dovrà organizzare anche mentalmente ad un uso diverso del rapporto tra l’auto e la sua autonomia di viaggio. Ma una volta superata questa barriera psicologica, l’adattamento potrà essere più agevole.

E meno ansiogeno?

Anche.













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