Bar e ristoranti, i vigili urbani chiariscono i dubbi dei gestori 

Il vicecomandante Barbacovi. Ecco come comportarsi su orari, bustine di zucchero, salviette al banco, oliere e riviste Le norme provinciali e statali spesso non entrano in dettaglio. «Serve buonsenso, sanzioni solo per chi non rispetta la legge»


Davide Pasquali


Bolzano. Bar e ristoranti, quanti dubbi attanagliano i gestori... abbiamo tentato di fare il punto con il vicecomandante della polizia municipale, David barbacovi. Chiariamo subito due aspetti fondamentali: 1) sono più i dubbi delle certezze; 2) occorre usare la testa: se ci si pensa bene si capisce da soli come ci si debba regolare, mica per non incorrere in sanzioni, quanto piuttosto per perseguire il bene comune. Da parte degli esercenti i dubbi sono moltissimi, frutto del combinato (mal)disposto delle norme statali e provinciali: si accavallano e in troppi casi risultano lacunose. E allora per capirci qualcosa c’è chi telefona alla finanza, chi in prefettura, chi ai vigili urbani, chi a tutti e tre, chi alle associazioni di categoria le quali, in particolare, su molti aspetti non sanno proprio che pesci pigliare. Mica per incompetenza loro, ma perché proprio è impossibile prendersi la responsabilità di rispondere a delle domande alle quali, semplicemente, non esiste una risposta certa. Questo lungo cappello era doveroso, ora passiamo ai fatti.

Chiusura alle 22?

La sera, in questi giorni, ancora poca gente in giro. Quasi tutti a casa, poco traffico, a nanna presto. Sarà mica perché i pubblici esercizi devono chiudere alle 22? Barbacovi risponde: «Come noto nei giorni scorsi si sono verificati assembramenti dopo le 22. Ma quando siamo intervenuti i locali non erano affatto chiusi... Non si sono volute imporre delle restrizioni orarie per non arrecare ulteriore danno ai pubblici esercizi. Il limite delle 22 vale esclusivamente per le attività commerciali, come recita la legge provinciale».

Sul bancone si può?

Molti aspetti non sono stati normati in dettaglio dalla Provincia. Possono allora venire in soccorso gli allegati al Dpcm valido a livello nazionale. Qualche esempio: sul bancone posso tenere bustine di zucchero e tovaglioli di carta? «Gli allegati al Dpcm - chiarisce Barbacovi - in verità parlano di ristorazione: oliere, saliere. Dopo ogni uso dev’esserci la disinfezione, ma sarebbe sempre meglio non mettere a disposizione oggetti riutilizzabili. Si invita poi ad affidarsi alla consultazione dei menù online o almeno alla distribuzione di menù plastificati, i quali possano quindi essere sanificati al termine della consultazione da parte del singolo cliente. Se anche questo non fosse possibile, si dovrebbe ricorrere a dei menù usa e getta, uno per ogni cliente». Sulle bustine di zucchero niente di normato. Ossia, non c’è nessun divieto. Ovviamente, se sul bancone ce ne sono diverse, le tocco e poi le rimetto a posto non è il massimo. «Il barista potrebbe chiedere al cliente che tipo di zucchero desideri, mettendogli la bustina corrispondente sul piattino della tazzina di caffè. Idem con i tovaglioli: uno a testa».

Non c’è il divieto

Il principio cardine è semplice: il buonsenso. Barbacovi chiarisce su bustine di zucchero, tovaglioli e dintorni. «La legge provinciale non vieta, ma possono venire in soccorso le norme nazionali. Faccio un esempio: i giornali al bar. Gli allegati al Dpcm chiariscono - ma solo per i servizi alla persona - che dai saloni delle parrucchiere devono essere eliminate le riviste di uso promiscuo. Sui bar non si dice nulla, però negli uffici pubblici si è eliminato tutto il materiale cartaceo... Lo ripeto: nei bar non è vietato, anche se secondo i dettami nazionali diverse categorie dovrebbero togliere via le riviste, perché ritenute vettori di possibile contagio. La norma qui non vieta e non entra in dettaglio». Ergo, nei bar e nei ristoranti si può. Si dovrebbe però magari pensare a soluzioni alternative, tipo mettere a disposizione dei clienti che vogliano leggere il giornale dei guanti usa e getta e vicino del gel disinfettante per quando si finisce di sfogliare...

Quindi niente sanzioni?

Bustine di zucchero, tovaglioli, riviste, menù. «Niente sanzioni». Gli agenti della municipale controllano altro: «Che baristi e ristoratori indossino mascherina Ffp2 o visiera; che ai clienti sia data la possibilità di disinfettarsi le mani col gel; il numero di persone presenti; soprattutto il distanziamento all’interno e le distanze fra i tavolini, ma anche all’esterno, però soltanto nelle aree di pertinenza». Barbacovi tiene a sottolineare un fatto sul quale poco si riflette: «La distanza di due metri fra persone non conviventi è dettata dal fatto che quando si consuma una bevanda o un pasto o si fuma, non si indossa la mascherina, quindi per sicurezza la distanza va aumentata. A meno che fra le persone che stanno una di fronte all’altra non siano installate delle barriere di plexiglas in grado di trattenere l’emissione di droplet». Occorre insomma agire cum grano salis. Niente accanimento, da parte dei vigili, «ma se un barista, anziché mandare fuori un cliente che entra nel locale senza mascherina e chiamare le forze dell’ordine se non si adegua, gli serve da bere al bancone...» Ecco allora sanzione più segnalazione alla Provincia, che ha facoltà di sospendere la licenza.













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