L'inchiesta

Bolzano, è mistero fitto sul tesoro da 770 mila euro  

La squadra mobile sta indagando sull’ingente somma di denaro sequestrata nel locale caldaia di un palazzo di via Carducci  Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti c’è anche la pista del terrorismo islamico finanziato con denaro provento di un grosso traffico di droga



BOLZANO. Tutto come previsto: sono passati i giorni ma nessuno ha rivendicato la proprietà del tesoretto trovato nel locale caldaia di un condominio di via Carducci. E nessuno - ovviamente - lo farà.

Sono 770 mila euro divisi in mazzette da 10 mila euro ciascuna. Quasi tutte banconote da 50 euro e alcuni pezzi da 100. I soldi erano nascosti in tre contenitori di ferro: assieme all’ingente quantità di denaro è stato recuperato anche un chilo di hashish.

Le domande - a cui si sta cercando di dare una risposta - sono più d’una: a chi appartiene quel tesoretto; da dove arrivano quei soldi e soprattutto a chi erano destinati. Un’ipotesi è che siano provento di un grosso traffico di stupefacenti visto che è stato sequestrato anche un chilo di hashish. Tra le piste seguite dagli inquirenti c’è anche quella del terrorismo di matrice islamica cui il denaro poteva essere stato destinato. Al momento però si tratta solo di ipotesi in cerca di conferme, visto che in questo giallo non ci sono ancora indagati e non vi sarebbero elementi per collegare l’ingente somma a qualcuno che abita nel palazzo.

Il locale caldaia.

Gli uomini della squadra mobile stanno cercando di capire chi avesse accesso al locale caldaia del palazzo in cui è stato effettuato il sequestro. Tutti i condomini?

In genere - visto che in questo locale c’è la centrale del riscaldamento - la chiave è in possesso di un numero ristretto di soggetti: spesso si tratta di personale tecnico che cura il servizio e deve essere in grado di intervenire in qualsiasi momento. Diverso sarebbe se soldi e droga fossero stati rinvenuti nel locale contatori le cui chiavi sono in possesso di tutti i condomini, visto che va garantita la possibilità di accedervi in qualsiasi momento, per abbassare la levetta quando - per un qualche motivo - la luce “salta”.

Invece il tesoretto e la droga - almeno questo è quanto trapelato finora dalle indagini - erano nascosti, non a caso, nel più “sicuro” locale caldaia. Pochi metri quadrati lontani da occhi indiscreti, accessibili anche dall’estero, ovviamente sempre con la chiave. Ma chi entrava e usciva da lì sapeva di poterlo fare senza destare alcun sospetto negli inquilini del palazzo che si trova a poca distanza sia dalla caserma dei carabinieri che dagli uffici della questura.

L’intercettazione.

Ciò che è certo è che la polizia nel palazzo di via Carducci non è arrivata per caso, ma nell’ambito di un’inchiesta che andava avanti da un po’di tempo. Potrebbe trattarsi di un’indagine sia per traffico di droga che per terrorismo.

È probabile - sull’indagine in corso gli investigatori mantengono il più stretto riserbo - che la decisione di perquisire il locale caldaia sia scaturita in seguito ad un’intercettazione telefonica.

A quanto pare l’attenzione degli agenti è stata subito attirata dai tre contenitori in ferro, sistemati uno accanto all’altro, dietro la caldaia. Sapevano che dentro c’era del denaro, ma forse non immaginavano che contenesse 770 mila euro. La cifra esatta l’hanno scoperta dopo che i contenitori sono stati portati negli uffici della questura e aperti.













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