l’inchiesta

Bolzano, l’interrato trascurato: puzza, sporcizia e droga sotto piazza Walther

Anche in pieno giorno si rischia di imbattersi in sgradite sorprese. Maggiormente a rischio chi lascia la macchina al terzo piano e sale in superficie dalla scala B



BOLZANO. Si trova a Bolzano, nel centro che più centro non si può. Ha tre piani, 412 posti auto e lasciare lì l’automobile costa 3 euro l’ora (o sua frazione). Stiamo parlando del parcheggio di piazza Walther, ovviamente, meta di chiunque voglia arrivare nel cuore della città senza doversi sorbire nemmeno un minuto di camminata.

L’interrato di piazza Walther, insomma, è l’anticamera del salotto buono del capoluogo altoatesino. E come tale dovrebbe essere dignitoso e curato. Ma così non è. Lo spettacolo che si presenta quotidianamente a bolzanini e ospiti è semplicemente vergognoso. Soprattutto a chi parcheggia al terzo piano interrato e, per sfortuna sua, imbocca la scala B, quella porta su lato Portici della piazza. Basta spingere sulla maniglia antipanico della porta che dà accesso alla scala per essere investiti da un pestilenziale zaffata di urea e altri liquidi organici. Sulle scale in cemento, invece, sporcizia ovunque.

Abbiamo voluto fare un giro anche noi, il 5 maggio, alle 14.20. E l’esperienza è stata peggiore di quanto temessimo: lasciata la macchina al terzo piano, dove erano presenti una ventina di altre vetture, ci siamo diretti verso la scala B, ma cercare di aprire la porta non è stato affatto facile. Sembrava bloccata dall’esterno e dalla scala arrivava il chiaro vociare in una lingua sconosciuta. E così abbiamo insistito spingendo ancora più forte e, all’improvviso, ci siamo trovati di fronte a due ragazzoni neri che, seduti sugli ultimi scalini, con carta stagnola in mano, piccoli pezzi di cartone e accendini si stavano preparando qualcosa di “particolare” da fumare. Probabilmente eroina. Stupore e imbarazzo su entrambi i fronti. Lo scambio di sguardi è durato una frazione di secondo. Noi richiudiamo la porta, increduli: sono le 14.25 e già la struttura è rifugio in cui nascondersi per assumere stupefacenti.

Torniamo all’auto e saliamo al secondo piano, parcheggiamo e ci dirigiamo verso la scala B, dove ci imbattiamo nei due giovani stranieri i quali, forse temendo che avremo dato l’allarme, hanno deciso di levare le tende. Parlano fitto fitto e quando gli incrociamo il primo ci vede, ci riconosce e butta un’occhiata al telefonino che teniamo con la mano destra. «Ciao amico!» esclama a voce alta. Il secondo ragazzo sembra non accorgersi di nulla e segue il compare verso la luce sopra le nostre teste, continuando a parlare. Aspettiamo qualche istante e scendiamo di nuovo al terzo, questa volta dalle scale. E lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è davvero desolante: pezzi di carta stagnola, cartacce bruciacchiate e sporcizia ovunque. L’odore di fumo - traccia dell’attività appena conclusa dai due giovani – si mischia a quello pungente di pipì, che si solleva dalle grandi macchie sul cemento. Non sembra di stare sulle scale di un parcheggio interrato, insomma, ma nei bagni di un fatiscente autogrill. Purtroppo, qualche metro sopra di noi, ci sono la piazza, i plateatici e la statua di Walther von der Vogelweide pronti ad accogliere nuovamente i turisti.













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