SOCIALE

Bolzano: la “palestra del rispetto” dove i giovani si liberano da violenza e droga 

In via Buozzi  un magazzino, una possibilità di redenzione e riscatto. «Io ero come loro»


Alexander Ginestous


Bolzano. Attività fisica, regole rigide, rispetto per se stessi e per il prossimo. Sono questi i punti fermi che daranno vita al primo “centro sportivo del rispetto” dell’Alto Adige, uno spazio di inclusione che sorgerà in zona industriale a Bolzano. Un luogo pensato per i giovanissimi, tra i 14 e 17 anni, afflitti da problemi comportamentali, di violenza e droga. Qui, attraverso lo sport, potranno riprendere in mano la loro vita abbandonando per sempre le strade sbagliate. Ad accompagnargli in questo percorso di rinascita e redenzione ci sarà l’ideatore di questo progetto, il ventisettenne Jirko Pribyl, il quale dopo aver passato un’infanzia complicata è riuscito, attraverso un duro allenamento quotidiano sulla propria persona, ad uscire da questa situazione. Ora, Jirko, forte dell’esperienza provata sulla propria pelle, vuole dare una mano a chi si trova in situazioni difficili, aiutando le famiglie di questi ragazzi, e integrando quest’ultimi al meglio all’interno della società avviandoli al mondo del lavoro. «Lo sport libera la mente e aumenta la forza interiore. È così che possiamo tenere i giovani lontani dai brutti giri», spiega Jirko. Regole severe per ridurre l'aggressività e costruire il rispetto attraverso la resistenza e l’allenamento, come quello che lui stesso ha vissuto in prima persona in Germania. «Il mio è stato un passato difficile caratterizzato dalle droghe, dall’alcool e dai furti. Per fortuna ne sono uscito più forte e ora voglio trasmettere le mie conoscenze a chi ha bisogno davvero di aiuto», racconta fiero.

La storia di Jirko

Nato in Repubblica Ceca ma trasferitosi a pochi mesi a Cortaccia, Jirko è da sempre stato un ragazzo difficile. Risse, piccoli furti e l’uso di sostanze stupefacenti hanno solcato profondamente gran parte delle sue giornate quando aveva solo 13 anni. Le brutte compagnie erano il suo unico appiglio e per lui, come per molti altri ragazzi, perdere la bussola è stato un attimo. «Passavo i pomeriggi con le persone sbagliate e la scuola neanche non la vedevo», racconta. A 16 anni arrivano le prime denunce e per questo viene mandato prima nel reparto di psichiatria di Bolzano e poi, per sfuggire al carcere minorile di Treviso, in un centro rieducativo in Germania. È qui che la sua vita prende una svolta: «Nel centro praticavo sport dalla mattina alla sera, ho dovuto seguire delle regole molto severe e quando non le rispettavo mi punivano facendomi fare flessioni o trazioni. Arrivavo alla sera che ero molto stanco e non pensavo ad altro se non ad andare a dormire», spiega. Jirko impara così la disciplina e a conoscere i suoi limiti, e dice addio alla vita criminale. Tornato in Italia, recupera gli anni di scuola persi e comincia a svolgere qualche lavoretto per rifarsi una nuova vita: dalle zappate negli orti alle fatiche da muratore, diventando infine addetto alla sicurezza. Proprio quest’ultimo lavoro gli apre gli occhi: «Ho potuto notare chiaramente come il mondo dei giovani d’oggi sia cambiato. La droga e la violenza ne fanno però ancora parte, e vanno combattute con forza».

La palestra del rispetto

È così che Jirko, poco prima del lockdown primaverile, ha creato un campo d’allenamento all’aria aperta, dove ha cominciato ad allenare tre ragazzi, facendo sputare loro fuori tutta l’energia negativa e rimettendoli sulla retta via. Un’idea vincente notata subito da Elisa Berger, operatrice posturale e manager nel terzo settore, che assieme al CSV di Bolzano, ha preso a cuore la sua storia: «Credo sia un progetto importante per la nostra città e soprattutto per il periodo storico che stiamo vivendo. L’avvento del Covid ha aumentato i problemi di violenza e dipendenza da sostanze, tra i più giovani, e bisogna mettere in gioco tutti i mezzi possibili per contrastarli».

I due ora pensano in grande: dar vita ad una vera e propria struttura dove riabilitare i ragazzi inserendoli pian piano nel mondo del lavoro attraverso attività socialmente utili. E gli spazi ci sono già: Jirko ha infatti trovato, grazie ad alcune persone che credono nella sua idea, un magazzino in via Buozzi che ha già cominciato a ristrutturare con l’aiuto di alcuni dei suoi ragazzi che tiene in cura. «Esistono diversi progetti di inclusione dove i ragazzi della palestra potrebbero contribuire. Penso ad esempio al servizio di accompagnamento con gli e-tandem per le persone con disabilità», spiega Berger. Ma anche le attività di lavoro nei masi con i contadini o a contatto con gli animali saranno un valido aiuto che Jirko vuole mettere in campo per aiutare i ragazzi. Il tutto nel segno del rispetto reciproco. Il progetto ha già raccolto molti pareri favorevoli da diverse istituzioni politiche altoatesine, ma al momento è completamente finanziato in maniera privata. Per questo Jirko cerca finanziatori interessati che gli possano dare una mano a coprire le spese iniziali: «Se tutto va bene aprirò la palestra a fine febbraio», conclude Jirko. I dettagli del progetto sono consultabili sulla pagina Facebook ‘Trainingscamp Südtirol’ o sul sito https://dze-csv.it/trainingscamp-suedtirol.

 













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