Bolzano, semina il panico con la katana
Mercoledì sera un uomo si è presentato a volto coperto, vestito come un monaco e impugnando la spada dei samurai all’entrata del campo da baseball sui Prati, dove poco prima si era presentato con i suoi due grossi cani e gli era stato impedito di entrare
BOLZANO. A volte, i media riportano episodi di cronaca che, per la loro “singolarità”, lasciano senza parole. Casi che hanno origine da comportamenti umani a cui è difficile dare una spiegazione razionale e che, proprio per questo, spesso necessitano di una chiave di lettura di tipo psicologico. Ecco, quanto accaduto giovedì sera, al “diamante” sul Talvera, è probabilmente uno di questi. Una di quelle situazioni tanto surreali che, pur potenzialmente pericolose, esercitano il misterioso potere di strappare un sorriso.
Capitolo uno: i cani
Manca poco alle 22.30 di mercoledì, nella struttura sportiva del capoluogo, si stanno allenando i ragazzi della squadra del Baseball Club Bolzano che milita in serie C. Con loro, allenatori e anche qualche genitore. Una serata come tante, insomma, tra lanci e battute, tra indicazioni tecniche e risate. All’improvviso, però, si presenta un uomo con due cani di grossa taglia. È un residente della zona di via Cadorna che, già visto con i due animali, in passato è riuscito a intrufolarsi per qualche minuto nella struttura.
Anche mercoledì sera sembra fermamente intenzionato ad entrare. Ma il dirigente del BC Bolzano che sorveglia l’accesso lo ferma: per le ferree norme anti-covid, avrebbe dovuto farsi misurare la temperatura corporea e registrarsi. Ma, comunque, con gli allenamenti in corso della squadra di baseball, l’accesso al diamante è vietato, soprattutto con i due cani.
La reazione per l’accesso negato è, a dir poco, furiosa. L’uomo inizia a inveire, a minacciare e a insultare il dirigente che, mostrando grande sangue freddo, non reagisce. Non lo fa nemmeno quando, qualche istante più tardi, l’energumeno alza le mani e lo spintona, rabbioso. Niente da fare. Il rappresentante del Baseball Club Bolzano non risponde alla provocazione, ma non si sposta di un centimetro: di lì non si passa. Alla fine, l’assalto si conclude e l’uomo con i cani si allontana. Impreca e minaccia, ma sembra si sia convinto. Ma è solo un’illusione.
Capitolo due: il vendicatore
Trascorre qualche minuto e, all’entrata del campo da baseball, che nel frattempo era stato prudentemente chiuso, si presenta un personaggio che sembra appena uscito da un fumetto della Marvel. Impugna una katana (la famosa spada dei samurai), indossa una tunica simile a quella che indossano i monaci buddisti, che gli lascia la spalla destra e il petto nudi e per rendersi irriconoscibile ha un cappuccio nero calato sul volto.
Un tentativo ridicolo, il suo, visto che a tutti è subito chiaro si tratti dell’uomo che, poco prima, aveva tentato di entrare nella struttura. Il vendicatore mascherato è fuori di sé, cammina davanti all’entrata della struttura sportiva come una tigre in gabbia, lancia epiteti e minacce. Estrae anche la katana e infila nei buchi della rete, quasi a voler capire qualcuno. All’interno, ragazzi e adulti, increduli, divertiti e preoccupati, prendono gli smartphone e cominciano a filmare il singolare personaggio.
Qualcuno, però, usa il telefono per chiedere l’intervento delle forze dell’ordine e una volante della questura arriva sul posto, pochi istanti dopo che il “misterioso” giustiziere se n’è andato.
Tutti, però, hanno visto in quale cortile s’è infilato dopo la spettacolare incursione: a differenza di molti supereroi dei fumetti, il segreto della sua identità è davvero durato pochissimo.