Lo studio

Bolzano? Una città pigra e “ostaggio” del centro 

L’Eurac: il capoluogo non riesce ancora a valorizzare i quartieri oltre il Talvera. «Bisogna integrare di più la periferia portando eventi, servizi e strutture culturali»


Paolo Campostrini


BOLZANO. L’obiettivo di Bolzano? Farsi finalmente capoluogo. Ancora non lo è abbastanza e, soprattutto, non lo percepisce ancora così il resto dell'Alto Adige. Il problema di Bolzano? Cammina su una sola gamba: il centro. Oltre il Talvera c’è pochino. I musei, l'università li si è voluti e lì si vuole ancora solo vicino al Walther e così i quartieri sono riempiti poco, esclusivamente da chi ci abita.

«Non è una città policentrica» ha detto, tra il resto, Harald Pechlaner direttore del centro studi Eurac. Il nodo irrisolto di Bolzano? Non avere una visione di sé. Che metta insieme quello che c’è e quello che potrebbe essere. Integrando le qualità (il verde, le ciclabili, certa cultura, un po' di turismo ma solo centrale, l’imprenditoria) con le possibilità. Che risiedono soprattutto nella capacità di connettere le questioni. Di non decidere, in sostanza, per compartimenti stagni ma di stabilire la strada da percorrere insieme.

Le domande? Bolzano vuole essere finalmente una città turistica e non solo aggredita quando in montagna piove? Allora più alberghi, connessioni con le funivie, traffico sostenibile. Vuole valorizzare la cultura? Allora si faccia la “città delle lingue”, si delineino percorsi storici senza mettere troppo in conflitto la storia meno recente a quella del Novecento, si faccia molto anche in Zona. In tutti questi percorsi si è avventurata l'Eurac incaricata di disegnare una possibile conformazione di “Bolzano 2030” e di fornire in questo modo al Comune una mappa per costruire, nel caso, un marketing urbano in grado di valorizzare i circuiti urbani senza disperdersi in mille rivoli e in mille investimenti scoordinati.

«Certo - ha detto Anna Scuttari, ricercatrice Eurac impegnata nell'indagine - non si è trattato solo di elencare l'esistente ma di provare a connetterlo per scoprire direttrici di avanzamento da offrire alla politica». Se dunque la sensazione è, in un primo momento “di aver scoperto l'acqua calda” (Bolzano troppo centralista ma molto ciclabile ecc.) in realtà aver per la prima volta messo insieme i tanti assi di avanzamento ha fatto intravvedere quello che potrebbe essere la città del futuro: «Una comunità urbana che, anche con l'esperienza della pandemia, riesca a sviluppare un modello di turismo attrattivo ma non invasivo, con capacità di coniugare i collegamenti con il loro essere leggeri , senza quindi aggiungere traffico» ha ipotizzato Pechlaner.

A sua volta Johanna Ramoser, l'assessora all'economia presente alla presentazione della ricerca, ha individuato la possibilità, sulla scorta dell'indagine Eurac, di poter finalmente costruire una “immagine della città”. Un progetto, questo, che ha dato ascolto a pareri e opinioni di molti, sia cittadini che turisti, attraverso una consultazione anche web , e che ora potrà costituire la base per una riflessione della politica. Che possiede molti strumenti già sul tavolo (puc, Pums, Put) ma che spesso non è in grado di connetterli con gli altri per mancanza di una geografia urbana d'insieme. «Vogliamo diventare una città tra le più equilibrate e dinamiche d'Europa» ha detto l'assessora. E proprio questa connessione tra dinamismo, che presuppone iniziative ed interventi, con l'equilibrio che spesso è chiamato a smorzarne l'impatto, sarà l'aspetto più complesso della messa in pratica di quanto uscito dallo studio Eurac.

«Ora si tratterà di comprendere come integrare la mobilità con le esigenze sociali, il centro con la periferia. Perché la narrazione in atto tutt'ora è che Bolzano viva solo del suo centro. E invece - ha insistito Pechlaner - non esiste un solo salotto ma più salotti. Serve valorizzarli». Il difficile inizia qui. Perché sono anni che si prova a intensificare eventi, a immettere proposte da corso Libertà fino a via Milano, tuttavia con risultati non certo decisivi. Cosa pensano infine i bolzanini della loro città? Che assomiglia ad un gatto. Carina, flessuosa ma anche molto pigra. È anche attraverso queste immagini che si è mossa l'indagine sul campo. Ma fatto lo studio, resta la mission che il Comune ha affidato alla ricerca: «Bolzano vede oltre». Vederlo si vede, occorrerà andarci.













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