Cani, c’il bonus da 900 euro Ma solo per quelli di razza

Il Ministero presenta il nuovo contributo «per combattere il randagismo» Ad essere esclusi, però, sono i meticci che in maggioranza occupano i canili


di Alan Conti


BOLZANO. Il governo e il ministero della sanità zoofila lo hanno annunciato come una medaglia. È entrato in vigore il nuovo contributo per le famiglie che accolgono un animale in casa per le spese di medicinali, vaccinazioni, antiparassitari, giocattoli e alimenti. Un bonus di 894,24 euro sbandierato dal ministro Beatrice Lorenzin come «un’opportunità per combattere l’abbandono incentivando l’adozione di cuccioli da parte delle famiglie italiane. Il costo che ha il randagismo sulla spesa pubblica è di circa 13 milioni di euro. Così portiamo gli animali fuori dalle gabbie all’interno delle famiglie. Questa operazione porterà anche un risparmio per l’Erario». Tutti contenti, dunque, peccato che i requisiti stridano in modo piuttosto netto con le ambizioni. Tralasciando che proprio le motivazioni estranee alla passione per gli animali (e un bonus economico lo è) sono spesso la miccia degli abbandoni, ecco che qualcosa non torna al tavolo dei proclami. Prima di tutto il contributo viene elargito purchè il reddito familiare non superi i 17.235 euro e questo rientra in un calcolo di aiuti proporzionale alle possibilità. Peccato che per l’assegno di quasi 900 euro serva anche avere un cane di razza riconosciuto dalla Federation International Animal. In un colpo solo tanti saluti a chi possiede altri animali (i gatti, forse, meritano di più il randagismo e come loro i conigli, i canarini, le tartarughe, i furetti o gli scoiattoli) e a chi incorre nell’errore di scegliere un meticcio. Svuotare i canili aiutando solo i cani di razza certificata, insomma, è come pensare di risolvere il riscaldamento globale spegnendo il termosifone di casa. Nei canili, difatti, la stragrande maggioranza degli animali che restano nelle gabbie sono di razza e colore indefinito. I soggetti “puri”, solitamente, trovano velocemente una famiglia adottante, così come le cucciolate. I casi veramente critici sono legati ai cani vecchi, malati, scorbutici o anche esteticamente brutti. Certo, non sono i soggetti migliori per rispondere alle dinamiche politiche, ma se si vogliono intaccare quei 13 milioni di euro di spese per il randagismo difficilmente si può partire dai barboncini con i fiocchi rossi. C’è, poi, l’ultimo criterio: la famiglia deve avere almeno un figlio. Sperando che sia per aiutarlo a crescere e non per la gioia fugace di un regalo.©RIPRODUZIONE RISERVATA













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