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Carburanti oltre i 2 euro al litro, i benzinai: «Anche noi in difficoltà» 

Anche in Alto Adige prosegue senza sosta la corsa al rialzo dei prezzi di benzina verde e diesel. Non salgono i guadagni per i benzinai che incassano una percentuale fissa al litro indipendentemente dai rialzi


Paolo Tagliente


BOLZANO. Il prezzo dei carburanti è tornato a salire vertiginosamente e, ormai, anche il diesel ha superato la soglia psicologica dei 2 euro al litro. Una mazzata per tutti e, in particolare, per chi, con la macchina, è costretto a muoversi quotidianamente per lavoro.

Ma cosa sta succedendo? Perché, nonostante il governo abbia abbassato le accise già a marzo, i prezzi hanno continuato a salire?

«Mai prima ci si era trovati in una situazione simile – spiega Emanuela Passerini, presidente provinciale della Faib, la Federazione autonoma italiana benzinai – con una pandemia appena conclusa e una guerra nel cuore dell’Europa con il coinvolgimento della Russia, terzo produttore mondiale di petrolio. A fronte di una richiesta molto alta, insomma, ci troviamo di fronte a una produzione ridotta. E come ben sappiamo, il mercato lo fanno la domanda e l’offerta».

Anche in questo caso, come era accaduto lo scorso marzo, subito dopo l’inizio della guerra, i benzinai sottolineano come l’aumento del prezzo di benzina e diesel al litro non corrisponda affatto, per loro, a maggiori guadagni. Anzi. 

«Noi guadagniamo su una percentuale al litro, che rimane invariata anche se il prezzo schizza alle stelle. Aggiungiamoci che in molti, ormai, soprattutto chi usa l’auto per lavoro, paga con moneta elettronica, bancomat e carte di credito, e questo ha effetti pesanti sui nostri bilanci perché, a fronte di guadagni notevolmente minori, le commissioni bancarie rimangono le stesse. I nostri miseri margini di guadagno, insomma, vengono ulteriormente “rosicchiati”. Senza contare che l’aumento di tutti i costi, in particolare quello dell’elettricità che garantisce il funzionamento delle pompe, pesa tantissimo anche sulle nostre attività. 

Non solo le previsioni per il futuro non promettono nulla di buono, ma per i benzinai la situazione attuale è ancora più pesante di quello vissuto lo scorso marzo. Per un motivo che molti ignorano. 

«Molti di noi - continua Passerini – a marzo, quando i prezzi salivano di ora in ora, hanno rifornito le proprie pompe di benzina, pagando ovviamente il carburante alla consegna. Poi, è intervenuto il governo che ha tolto le accise per una somma di circa 30 centesimi al litro e, da un giorno all’altro, i prezzi sono scesi sensibilmente. Bene. Anzi, per noi, male. Molto male. Perché molti colleghi si trovati all’improvviso a dover vendere, tanto per fare un esempio, a 70 quello che avevano pagato a 100. 

Un’esposizione che, per chi ha attività piccole si aggira attorno agli 8/10 mila euro, ma che sfiora i 100 mila euro per i distributori più grandi. Esposizioni pesantissime di cui dobbiamo ancora rientrare, senza nemmeno sapere se, quando e come sarà possibile rientrare. Il governo, infatti, non ci ha ancora detto nulla e la certezza che lo sconto sulle accise verrà prorogato fino alla fine dell’anno rischia di spostare di parecchi mesi una possibile soluzione del problema, con effetti per noi pesantissimi».













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