Caro bollette: aumenti del 280% per bar e ristoranti a Bolzano

L’appello di Confersercenti Alto Adige alla politica: viene chiesto un aiuto che sia nella forma della dilazione o del sostegno



BOLZANO. Il caro bollette è una mannaia sulle attività del settore ristorazione e bar anche a Bolzano. A confermarlo sono i dati illustrati dai responsabili di ristoranti e bar nella categoria dei pubblici esercizi di Confesercenti Alto Adige.

A fronte di tante parole e difficoltà della politica gli imprenditori mettono sul tavolo le cifre chiedendo un aiuto. Dilazione o sostegno che sia.

“È davvero una situazione complicata - inizia Ivan Waldner, titolare del ristorante Il Torchio in via Museo - perché si sommano diversi fattori penalizzanti. Il primo, evidentissimo, è quello dei rincari. Per fare un esempio semplice la bolletta relativa a novembre che è passata da 3.200 euro a 8.500 euro in un anno. Un incremento di quasi 5.000 euro che è difficilissimo da gestire. Nel complesso del settore ci sono anche incrementi del 280%. Di contro non possiamo certo triplicare i costi dei nostri piatti nel menù”.

Il secondo elemento di difficoltà è la sequenza stretta delle bollette. “Durante il Covid hanno rallentato le emissioni per venire incontro alle attività ma adesso stanno accelerando ingolfando il sistema. Entro il 14 febbraio dobbiamo saldare novembre e poi entro il 3 marzo abbiamo la scadenza per il mese successivo: sono altri 6.500 euro. Significa che in pochissimi giorni dobbiamo tirare fuori 15.000 euro in meno di quindici giorni”.

Terzo aspetto il momento non certo florido del settore. “Siamo riaperti, certo, ma questo non significa che l’attività sia tornata a viaggiare a livelli pre-Covid. Anzi. In un momento di contrazione del fatturato abbiamo un allargamento preoccupante della voce costi. E’ anche un periodo senza turismo”. Una morsa dalla quale è difficile sottrarsi.

“Come facciamo?” chiede Waldner. “Le bollette fanno riferimento a periodi antecedenti su cui non hai controllo. Solo adesso possiamo pensare, magari, di usare un forno in meno e risparmiare quel poco. L’energia elettrica, purtroppo, non è una voce di spesa dove hai particolari margini e in estate ci sono i condizionatori con i frighi che consumano maggiormente.

L’unica possibilità che abbiamo è che la politica o i responsabili concedano delle dilazioni nel pagamento senza andare incontro a more che, viste le cifre, sarebbero pesantissime”.

Il discorso ricalca le stesse criticità nei bar come conferma Luca Bonato, titolare del Romagnolo in piazza Matteotti. “Ho stilato un piccolo studio statistico sui dati che mi ha fornito un’attività di Bolzano.

A fronte di un consumo in kilowattora sempre compreso tra 5300 e 5500 si sono registrate bollette di 1.200 euro a luglio, 1.400 euro ad agosto, 1.700 euro a settembre, 2.100 euro a ottobre, 2.200 euro a novembre e 2.600 euro a dicembre. L’aumento complessivo da un capo all’altro, in soli sei mesi, è di +207%. Un’enormità”.

Anche nei bar impossibile prevedere un ragionevole piano di risparmio: “Fosse il gas si potrebbe pensare di abbassare di qualche grado la temperatura ma sull’energia elettrica non hai modulazione. Impensabile lasciare i clienti al buio o senza mangiare”.

“L’aumento dei costi dell’energia - chiude Elke Moeltner, responsabile della categoria - è sotto gli occhi di tutti. Chiaro che per aziende che sostengono costi importanti diventa proporzionale. Il grido d’aiuto ci arriva da ovunque e intervenire per lenirlo deve essere la priorità assoluta in questo momento. L’espansione dei costi in una fase di contrazione del fatturato rischia di non essere sostenibile perché non ci sono autentiche vie di scampo imprenditoriali”.













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