inflazione

Carovita, in tremila in piazza

Cgil, Cisl, Uil, Asgb davanti ai palazzi della Provincia per chiedere alla politica di intervenire. La situazione è sempre più pesante: aumentano i lavoratori che non riescono ad arrivare a fine mese


Antonella Mattioli


BOLZANO. Di lavoro, in Alto Adige, ce n’è in abbondanza e in diversi settori; gli stipendi, spesso, sono leggermente più alti che nel resto d’Italia, ma non basta. Il costo della vita - a partire dalla casa per arrivare al carrello della spesa - è troppo elevato. Questo spiega perché cresce il numero di coloro che, pur lavorando, non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Per questo ieri i sindacati - Cgil, Cisl, Uil e Asgb - hanno organizzato una manifestazione, riempiendo piazza Magnago, di uomini e donne - circa 2.500-3.000 persone - arrivati in pullman da Vipiteno e Bressanone; da Malles, Sluderno, Silandro; e poi Naturno e Brunico.

La richiesta principale - contenuta in un elenco consegnato ai consiglieri provinciali - il rilancio della contrattazione integrativa territoriale ed aziendale in Alto Adige. Obiettivo: una retribuzione contrattuale minima adeguata al costo della vita, per trattenere i giovani ed evitare la fuga in particolare in Austria e Svizzera, dove offrono stipendi più interessanti. La carenza di lavoratori sta diventando un problema sempre più grave in tutti i settori: dal pubblico al privato.

L’addetta alle pulizie
Originaria del Ghana, 27 anni, da 8 in Italia, Claudia Emefa, tre figli di 8, 3 e un anno e mezzo, ha preso il microfono ed ha portato la sua testimonianza in rappresentanza di quelli che ha definito gli “invisibili”: «Io faccio le pulizie in questi palazzi; lavoro due ore e mezzo al giorno. Guadagno 7 euro lordi all’ora, per un totale di 360 euro al mese; ne paghiamo mille di affitto. Non chiedo la carità, non voglio assistenzialismo; chiedo di lavorare di più e avere una retribuzione adeguata». Paola e Liliana invece lavorano nel supermercato di una grande catena. La prima è part-time, guadagna 900-920 euro al mese; la seconda a tempo pieno arriva a 1.200. «Ma a Bolzano - dicono - con queste paghe non si vive. Lo sappiamo bene noi che, lavorando in un supermercato, vediamo aumentare continuamente i prezzi».

Antonella Costanzo, sindacalista della Filcams/Cgil, ricorda che il contratto integrativo aziendale è scaduto dal 2013. «La discussione è ferma - dice - con il pretesto che a livello nazionale si sta trattando per il rinnovo del contratto di categoria. Ma se le aziende non sono disposte a pagare neppure un centesimo in più, non si stupiscano poi se non trovano collaboratori». I pensionati «È dura - ha detto Alfred Ebner, sindacalista dei pensionati della Cgil - per chi lavora arrivare a fine mese; lo è anche per chi ha lavorato una vita e adesso è in pensione, dovendo fare i conti con un’inflazione che ha raggiunto il 12,5%. Dobbiamo metterci ad un tavolo e parlare di potere d’acquisto di stipendi e pensioni. In particolare, queste ultime vengono usate come Bancomat per risanare i conti pubblici».

Le richieste
Alla fine della manifestazione, l’incontro con i consiglieri provinciali e i rappresentanti dei sindacati: Cristina Masera, segretaria della Cgil, Donatella Califano, segretaria della Cisl, Tony Tschenett, segretario Asbg, Maurizio D’Aurelio della Uil. Alla politica chiedono di sostenere la contrattazione integrativa territoriale, per aumentare le retribuzioni. Obiettivo raggiungile - dicono i sindacati - anche attraverso l’introduzione in ogni contratto integrativo di un elemento retributivo fisso, rispetto alla contrattazione nazionale. Data la difficoltà in alcuni settori ad ottenere questo tipo di contrattazione, i sindacati chiedono alla politica locale di subordinare la concessione di agevolazioni fiscali e contributi pubblici all’applicazione integrale dei contratti collettivi firmati dalle organizzazioni sindacali.













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