Cartelli solo in tedesco Chiesta l’archiviazione

Rispoli: c’è stata una sorta di “pulizia etnica” della micro toponomastica italiana Ma la Procura non può provare l’abuso d’ufficio degli otto funzionari indagati


di Susanna Petrone


BOLZANO. Presentata la richiesta di archiviazione dell’inchiesta penale sui cartelli di montagna monolingui installati in tutto l’Alto Adige dall’Alpenverein. Otto i funzionari provinciali che erano stati iscritti sul registro degli indagati dal procuratore capo Guido Rispoli con l’ipotesi di accusa di abuso d’ufficio patrimoniale. Si tratta del filone principale, dove nel mirino era finita la gestione da parte dell’Alpenverein del progetto relativo alla digitalizzazione dei sentieri di montagna. Ma pur avendo richiesto l’archiviazione per mancanza di presupposti penali, il procuratore capo ammette che è stata realizzata «una sorte di “pulizia etnica” della micro toponomastica italiana». E aggiunge: «Deve osservarsi che ciò si è per certo verificato, soprattutto a livello delle sezioni locali dell’Alpenverein, senza per in questo possano individuarsi responsabilità di natura penale».

Sempre secondo la Procura, dunque, «non risulta ravvisabile il delitto di abuso d’ufficio». Perché «difetta per la sussistenza di tale fattispecie di reato, non solo la prova della dolosa violazione di legge. ma, anche e soprattutto, la prova della “intenzionalità”, in capo agli indagati, di procurare all’Alpenverein un vantaggio patrimoniale qualificabile come “ingiusto”». Il procuratore capo Guido Rispoli ribadisce che proprio a causa di una clausola, in cui l’Alpenverein garantiva la toponomastica corretta dei cartelli, l’associazione «avrebbe dovuto, espressamente imporre, escludendo ogni margine di discrezione, di utilizzare i toponimi ufficiali italiani ricavabili, così come previsto dalla legge, dalle carte geografiche pubblicate dall’Istituto geografico militare di Firenze, a rendere possibile un’operazione di tal genere, bloccata soltanto dall’intervento dell’autorità giudiziaria, senza che per nella stessa, per le dette ragioni, sia in alcun modo dimostrabile, in prospettiva processuale, un dolo intenzionale di danno “ingiusto” a carico di alcuno». L’inchiesta che in Procura si è conclusa con un’archiviazione, è ancora al vaglio dei magistrati della Corte dei conti, che costantemente si sono tenuti aggiornati sull’evolversi dell’indagine penale.

Giuseppe Broggi pesidente del Cai Alto Adige non è sorpreso: «L’importante - commenta - è che i cartelli vengano sostituiti con la dicitura bilingue, quindi con il nome italiano. Ribadisco: l’importante è ripristinare i cartelli di montagna come erano prima».

Una questione, però, che dovrà essere chiarita a livello politico e non dalla Procura. Sulla vicenda è aperto ancora un secondo filone d’inchiesta, che a breve verrà chiuso.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità