Case per il ceto medio, l’Ipes: «È un sistema tutto da rifare» 

Il presidente dell’Istituto. «La graduatoria specifica non esiste più: la formula, così com’è stata concepita, non funziona Aspettiamo la nuova legge provinciale sull’Edilizia abitativa, perché l’idea è buona, ma vanno introdotti dei correttivi»  


Antonella Mattioli


Bolzano. «L’idea è buona: gli alloggi popolari riservati al ceto medio ci sono anche in altre città. Come Trento o Brescia ad esempio. Ma così com’è stato concepito il sistema in Alto Adige, non funziona. Deve essere completamente rivisto«. Heiner Schweigkofler, presidente dell’Ipes, ammette il fallimento, nell’applicazione pratica, di un progetto fortemente voluto a suo tempo dall’allora assessore provinciale Christian Tommasini. I primi a sollevare il problema e a suggerire correttivi, che a quanto pare non erano stati adottati, erano stati i membri del Comitato per il ceto medio (nell’articolo a fianco pubblichiamo la lettera di uno di loro, ndr).

Presidente, cos’è che non ha funzionato?

Innanzitutto non ha funzionato il limite dei dieci anni: scaduto questo periodo l’inquilino, che ha ottenuto dall’Ipes un alloggio in affitto nell’ambito della graduatoria del ceto medio, deve andarsene.

Dieci anni sono pochi?

Certo. Non è detto che nell’arco di dieci anni l’inquilino sia riuscito a mettere da parte i soldi - in Alto Adige ne servono molti - per entrare in una cooperativa o acquistare sul mercato privato un alloggio.

Però almeno ci sarà il vantaggio di risparmiare sul canone d’affitto?

Non è detto. Non sempre.

Scusi, ma quale canone si applica agli alloggi Ipes destinati al ceto medio?

Si applica il canone provinciale che è di 7 euro al metro quadro convenzionale. Indipendentemente dal comune in cui si trovi l’alloggio. È evidente che così non funziona: i prezzi dovrebbero variare in base al comune e alla vetustà.

Senza andare lontani, a Trento come funziona?

A Trento c’è il canone moderato. Ciò significa che c’è una stima fatta comune per comune: si parte dal canone d’affitto di mercato e si applica uno sconto del 30%. Il risultato è l’affitto moderato.

Visto il flop, in Alto Adige c’è ancora una graduatoria per il ceto medio?

Non esiste più. Man mano che gli inquilini del ceto medio se ne vanno; gli alloggi vengono inseriti nella graduatoria generale.

Cancellato per sempre dunque il progetto ceto medio.

No. Stiamo aspettando la nuova legge provinciale sull’edilizia abitativa che introdurrà dei correttivi. Per noi è importante riservare un certo numero di alloggi per il ceto medio perché ci consente, soprattutto nei centri principali, di non creare ghetti fatti solo di case popolari.

Parliamo dei progetti Ipes?

Abbiamo un piano di 400 alloggi in tutto l’Alto Adige nell’arco di cinque anni.

Di cui a Bolzano?

Una buona parte. In autunno apre il cantiere per 25 alloggi in via Maso della Pieve; a fine anno quello dell’ex Convitto ad Aslago con 55 alloggi; è partita ora la progettazione per la torre di 11 piani a Druso est: i lavori cominceranno nel 2022. In base ad uno studio si calcola che per i prossimi anni in Alto Adige servano 30 mila nuovi alloggi, perché ci sono sempre più famiglie formate da un’unica persona e la formula dell’Airbnb sta riducendo sempre più il numero degli alloggi privati da affittare.















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