Chi è il patrono di Bolzano? La storia di Beato Enrico
La Diocesi e il vescovo Ivo Muser celebrano il 700esimo anniversario di un povero capace di lasciare il suo esempio alla città
BOLZANO. La vita di beato Enrico non è né avvincente, né spettacolare. È nato verso il 1250 a Bolzano, da genitori poveri e sembra che sia rimasto analfabeta per tutta la sua vita. Lavorava come operaio e come boscaiolo, era sposato e aveva un figlio di nome Lorenzo. A trent’anni lasciò Bolzano per trasferirsi a Treviso. Dopo la morte della moglie, Enrico trascorse gli ultimi anni a Treviso.
Per la sua devozione attirò l’attenzione dell’intera città. Si riteneva, infatti, che fosse unsanto. Negli ultimi anni si ridusse in estrema povertà, accettando l’elemosina. Il 10 giugno1315 morì in solitudine, come aveva vissuto, nella sua casa. Al suo funerale partecipòmolta gente. „La gente aveva capito: qui visse e morì un uomo che ci porgeva unospecchio”, ha affermato il vescovo Ivo Muser, il quale durante la sua omelia ha guardato inquesto “specchio” con lo sguardo rivolto alla vita di beato Enrico. “Bolzano ha un patrono che non è adatto alla città di Bolzano: un operaio che economicamente non ha portato niente”, ha detto Muser. Con quest’affermazione il presule intendeva ricordare che l’essere è più importante del possedere.
In seguito il vescovo ha preso spunto dagli ultimi anni di beato Enrico, in cui egli chiese l’elemosina. “Sì, è vero: chi chiede l’elemosina è scomodo; disturba la fisionomia della città; è fastidioso e talvolta anche invadente”, ha detto Muser che ha poi posto una domanda: “Esteriormente vogliamo essere una città e una società senza fastidi, adatta ai consumatori, pulita e ripulita, oppure una società umana che si lascia infastidire e importunare dal bisogno, dalla diversità dell’altro, dalle questioni e dalle circostanze scomode?”
Un terzo pensiero del vescovo in occasione del 700° anniversario della morte del beato è stato la sua devozione. “La devozione non è una fiammata occasionale, si mostra nella fedeltà ed è espressione di un rapporto”, ha affermato il vescovo, invitando tutti a dare a Dio lo spazio nella propria vita che gli spetta.
È vero, la vita di beato Enrico non è né avvincente, né spettacolare, ma è significativa e provocatoria per le persone che ritengono importanti la sequela a Cristo e la solidarietà verso il prossimo.