Il caso

Cinquemila sanitari non vaccinati, da metà maggio le prime sospensioni in Alto Adige

In totale i dipendenti di strutture pubbliche e private sono 22 mila: quasi uno su quattro non ha ancora fatto il vaccino. Resta molto pesante il problema nelle case di riposo


Valeria Frangipane


BOLZANO. Una marea. Quasi uno su quattro. Ed il problema più pesante si registra nelle case di riposo. Stando ai dati della scorsa settimana, ono 5.753 su un totale di circa 22 mila i sanitari (medici, infermieri, ecc.) non vaccinati che lavorano in Alto Adige nelle strutture pubbliche e private, in quelle socio sanitarie e socio assistenziali e ancora nelle farmacie, nelle parafarmacie e negli studi professionali.

L’Azienda sanitaria si prepara - infatti - ad applicare il decreto legge del Presidente del Consiglio Mario Draghi - in base al quale chi rifiuta il vaccino può essere spostato a mansioni diverse. E se lo spostamento non sarà possibile, da metà maggio scatterà immediata la sospensione senza stipendio, fino alla fine dell’anno o all'eventuale ravvedimento e conseguente vaccinazione.

Il direttore dell’Asl - Florian Zerzer - dice che il team coordinato dal direttore amministrativo Enrico Wegher è al lavoro: «Dobbiamo essere tempestivi nelle procedure. Mi auguro che “i ritardatari” si decidano e vadano a farsi immunizzare».

Su 22 mila dipendenti no Vax, circa un migliaio quelli che nel frattempo hanno ceduto al decreto.

I dipendenti Asl che non si sono ancora sottoposti all’iniezione sono invece 1.474 su 8.345. E questo significa che in Azienda più dell80% del personale si è vaccinato, mentre così non accade nelle case di riposo. Il totale dei dipendenti Asl è infatti di circa 10 mila persone, ma l'Azienda ha trasmesso alla Provincia un elenco senza gli amministrativi e tutti coloro che non lavorano a contatto con altre persone e quindi sono esentati dall'obbligo.

Marco Cappello - direttore della Ripartizione legale e coordinatore della Commissione di disciplina dell'Asl - dice che le eventuali sospensioni scatteranno da metà maggio.

L’iter avanza. «È successo che gli Ordini professionali e i datori di lavoro abbiano trasmesso l'elenco dei propri iscritti/dipendenti alla Provincia. Che la Provincia abbia verificato lo stato vaccinale di ognuno e segnalato all'Asl i nominativi dei non vaccinati. A questo punto, avendo ricevuto la segnalazione, siamo chiamati entro qualche giorno ad invitare l'interessato a produrre nell’arco di 5 giorni la documentazione che dimostri l'avvenuta vaccinazione - oppure l'avvenuta presentazione della richiesta di vaccinazione - oppure l'insussistenza dei presupposti per l'obbligo vaccinale - oppure ancora una particolare situazione lavorativa che scongiuri ogni pericolo di contagio.

Se non presenterà nulla di tutto questo - continua Cappello - inviteremo per l'ultima volta l'interessato a sottoporsi a vaccinazione, indicando tempi e modi. Ricordiamo che il certificato di vaccinazione andrà poi presentato entro 3 giorni dalla somministrazione Decorsi questi termini, se l'Asl dovesse accertare ancora l’assenza di vaccinazione, lo comunicherà all'interessato, al datore di lavoro e all'Ordine. L’accertamento determinerà la sospensione dal diritto di svolgere mansioni a contatto coi pazienti. La sospensione verrà quindi comunicata all'interessato dal rispettivo Ordine professionale. Il datore di lavoro lo sposterà (se possibile) a mansioni diverse, anche inferiori. Se ciò non fosse possibile - conclude Cappello - lo sospenderà dal lavoro e dallo stipendio fino all'eventuale assolvimento dell'obbligo vaccinale o, in mancanza, fino al 31 dicembre».













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