Dai lavori del teleriscaldamento a Bolzano sud spunta il Bunker 7
La storia della città. Il fortino è venuto alla luce durante gli sbancamenti realizzati dalle ruspe per il nuovo tracciato Probabilmente era stato già ricoperto durante la guerra per non farlo intercettare dalle spie del Terzo Reich
Bolzano. Si vede e non si vede, ma basta scavare per farla riemergere. È la Bolzano diventata fortezza. Fossati, caverne, postazioni. I militari, avviandone la costruzione intorno al 1940, l'hanno chiamato “sbarramento Bolzano sud”. Serviva a scongiurare un attacco da nord, lungo la valle dell’Isarco evitandone il scivolamento anche nella conca. E proprio lì, in quella che oggi è una fitta rete di direttrici di collegamento, tra assi autostradali, spaghettate e binari fino a Maso della Pieve, è emerso quasi del tutto un altro bunker. La mappa è incerta ma pare si tratti del “bunker 7”. Corre giusto lungo il fosso anticarro che spezza in due la piana, anzi ne segue proprio l’allineamento con precisione.
Un fossato che avrebbe dovuto impedire il passaggio dei mezzi corazzati e che correva da Castel Flavon a Missiano. Sono bastati alcuni sbancamenti, il lavoro di un paio di ruspe impegnate a tracciare quella che potrebbe essere la nuova direttrice del teleriscaldamento, ed eccolo il “maschio” cementato, il fortino protetto del Vallo alpino Littorio, quell’enorme rete di trincee e difese, (una sorta di linea Maginot italiana e comunque sempre in funzione anti tedesca), di cui il bunker 7 bolzanino non era che uno dei tanti elementi.
I bunker mascherati
Gli appassionati esperti dell’infrastruttura, che negli anni l’hanno prima riscoperta, poi studiata e analizzata nei dettagli residuali, ritengono che la terra che è stata smossa e che ha posto allo scoperto il manufatto, fosse parte integrante del fortino. Ne costituisse cioè un ulteriore mascheramento per evitare che fosse fotografato da estranei. «Ci sono testimonianze - dice Lukas Zangerle, archeologo e studioso del Vallo di cui conserva reperti e immagini - che alcuni inviati del Reich nazista fossero stati individuati in più occasioni alla vigilia dello scoppio della guerra intenti a rilevare le disposizioni a terra dello sbarramento Bolzano sud. E proprio allora i comandi italiani decisero di coprire molti bunker con mascheramenti, gettate di terra e arbusti». La sorte che, si immagina, sia toccata anche al bunker numero 7, che si trova in un lembo di terra tra la ferrovia del Brennero, il parcheggio del cimitero e le aziende di via Negrelli. In effetti l’estrema periferia urbana a sud della città è un florilegio di impiantistica bellica. Negli anni del dopoguerra meta di incursioni di ragazzini, spesso finite in tragedia. I molti depositi di munizioni ancora celati nelle fortificazioni furono all’origine di un tremendo scoppio, il 12 giugno del 1945, che uccise tre bambini di Don Bosco. Ora questo pericolo è scongiurato e vi è anzi una forte pressione perché il vallo nel suo insieme venga inserito in un programma di protezione architettonica e paesaggistica e posto quindi sotto tutela. Fitta è la rete dei bunker di città. Uno dei loro, anch’esso coperto di terra e che ora appare come una collinetta, fu oggetto anche di una performance artistica per sensibilizzare intorno a un possibile interesse storico - archeologico per la questione.
Il Vallo Littorio
Questo “Bunker 7” cui gli sbancamenti hanno rivelato con più precisione i contorni e la collocazione, peraltro già conosciuta dagli esperti e inserita in pubblicazioni, faceva come detto parte dell’ultimo sistema di protezione del Vallo Littorio, il quale era stato fatto avviare dal confine del Brennero verso sud da Mussolini, allora preoccupato delle mire espansionistiche tedesche nei confronti della repubblica austriaca. Questa estrema trincea , “sbarramento Bolzano sud” appunto, apparteneva al XIV settore di copertura Isarco, una linea di difesa tracciata da est a ovest dal monte Pozza al passo Palade, quasi intersecando in orizzontale l'asse nord dell'Isarco. Il progetto prevedeva la costruzione di almeno 67 opere difensive , tra quelle armate con artiglieria pesante o leggera e quelle dotate di postazioni di mitragliatrici. Con anche pezzi anticarro proprio a supporto del grande fossato che tagliava in due la piana bolzanina. E che la taglia ancora, anche se ben più nascostamente. Fin dall'inizio questo lungo fossato, quasi due chilometri, entro' in collisione con il piano regolatore cittadino che stava inserendo nella sua cornice progettuale proprio l'ampliamento della zona industriale. E anche corse il rischio di intersecare la statale 12. Insomma, un'opera complessivamente molto invasiva ma che, proprio per la sua grande capacità' di mimetizzazione, riuscì negli anni a rendersi quasi invisibile. Delle fortificazioni progettate negli anni 40 ne vennero infine ultimate non più di una quarantina , di cui molte, tra cui molti bunker all'estrema periferia sud di Bolzano, proprio in calcestruzzo. Come il “7” emerso dagli scavi in questi giorni. Le cui prime immagini, postate da Manfredi Minniti sul gruppo Fb “Sei di Bolzano se”.