Dal corso al lavoro Il sogno di otto donne migranti

Bolzano. Grace è nigeriana, Tatiana colombiana come Yadira, Svitlana ucraina, Rose Mary brasiliana, Hayat marocchina, Manije e Zahra entrambe iraniane. Hanno storie e culture diverse; si sono...



Bolzano. Grace è nigeriana, Tatiana colombiana come Yadira, Svitlana ucraina, Rose Mary brasiliana, Hayat marocchina, Manije e Zahra entrambe iraniane. Hanno storie e culture diverse; si sono conosciute frequentando il corso “Donne straniere e creazioni artigianali”, realizzato da Irecoop, diretto da Teresa Pedretti, e finanziato dal Fondo sociale europeo sul capitolo dell’inclusione sociale.

Obiettivo: sviluppare competenze nel settore della produzione artigianale artistica ed etnica di prodotti di sartoria, bigiotteria e porcellana; fornire le nozioni base per mettersi in proprio, magari creando assieme una cooperativa.

Ieri, al termine di un corso iniziato in autunno, l’esposizione dei lavori alla Kolping. Presenti Andrea Grata, direttore generale di Cooperdolomiti, e Luca Storti, vicedirettore dell’Ufficio Fondo Sociale Europeo. Ma soprattutto cinque delle otto donne che hanno seguito le lezioni e hanno esposto i lavori: dalla sartoria alla ceramica, dalla tessitura alla bigiotteria.

Rose Mary, brasiliana, antenati originari della Val Gardena, arrivata in Italia e poi tornata nel suo Paese a più riprese: adesso è stabile a Bolzano dal 2015. Lei che in Brasile insegnava educazione artistica, si è appassionata alla tessitura: «A me - dice - piacerebbe trasformare in lavoro quello che ho imparato in questi mesi. Il corso era in italiano, ma avevamo anche lezioni di tedesco con l’insegnante Hilda Profanter. Adesso ascolto la radio in tedesco e sono contenta perché capisco di cosa parlano».

È lo stesso desiderio di Hayat, 35 anni, originaria del Marocco, tre figlie: «Magari mettendoci assieme riusciamo a creare una cooperativa, dove vendere prodotti artigianali di diversi Paesi».

Manije, 39 anni, arriva dall’Iran e al corso si è iscritta con un obiettivo preciso: sviluppare l’attitudine a lavorare con mani e fantasia, per trovare un lavoro. Servirebbe ad integrarsi meglio nell’ambiente altoatesino e avere una piccola indipendenza economica.

Anche Zahra, 38 anni, è iraniana e a Bolzano è arrivata un anno e mezzo fa. Lei l’italiano lo capisce ma lo parla poco; ad aiutarla c’è sua figlia Pammis che frequenta le von Aufschnaiter e passa senza problemi dall’italiano al tedesco.

La più giovane del gruppo è Grace, 22 anni nigeriana: orecchini, braccialetti e collanine, esposti alla Kolping, sono quasi tutti suoi. L’idea è di mettersi in proprio: non sarà facile, ma è giusto crederci.













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