la storia

Dalla Guinea a Bolzano: il meccanico delle bici

Mamadou Diallo ha aperto un negozio in via Napoli. «Ho studiato e non ho mai mollato». E così dai barconi è arrivato alla sua officina



BOLZANO. Il mestiere di meccanico ce l’ha nel sangue, nei geni trasmessi da suo padre che in Guinea, dove Mamadou Diallo viveva prima di avventurarsi fino alle coste dell’Africa, per poi imbarcarsi su una delle tante carrette del mare verso l’Italia, mandava avanti un’officina con pochi mezzi e tanta passione.

La stessa che il giovane immigrato, oggi bolzanino e felicissimo di esserlo, offre alla già numerosa clientela del suo negozio, appena inaugurato in via Napoli, di vendita e riparazioni bici e monopattini. Un fortissimo esempio di integrazione perfettamente riuscita.

«Sto vivendo una realtà che forse va persino oltre quelli che erano i miei sogni quando sono partito per venire in Italia, nel 2014», spiega sorridendo Mamadou, classe 1998. La sua è una delle tante storie di disperazione e ardimento che sfociano nella speranza di una vita migliore. Non tutte si concludono felicemente, molte finiscono in tragedia, alcune inghiottite dalle acque del Mediterraneo oppure stroncate dalla brutalità degli uomini.

La sua ha i contorni del romanzo a lieto fine. «Sono sbarcato in Sicilia dopo giorni e notti di paura e pericoli – racconta – e da lì subito salito su un aereo per Verona e portato al centro profughi della Caritas di Bolzano. A quel punto è iniziata la mia nuova vita in Italia e un cammino che mi ha portato fin qui, arrivando a conoscere e sposare mia moglie, una ragazza veneziana con sangue anche spagnolo, e a diventare padre. E ad avviare una mia attività, una piccola officina».

Corsi e ricorsi, con i figli che inseguono e seguono l’esempio dei padri: «Andavo a scuola e quando tornavo correvo subito in officina a osservare mio papà lavorare, tutto è iniziato così, da bimbo ad adulto, dai 7 ai 19 anni». Mamadou Diallo a Bolzano è ormai un volto piuttosto conosciuto, grazie anche alla sua intraprendenza e alla voglia di non restarsene confinato nel sistema di sussistenza che garantisce, giustamente, un’esistenza dignitosa a chi fugge da miseria e guerre. In pochi anni è diventato parte integrante del tessuto sociale ed economico, e anche politico: per il Comune di Bolzano fa parte della Consulta Immigrati.

L’intuizione giusta l’ha avuta a suo tempo quando ha deciso di trasformare “genetica” e passione in un lavoro: «Ho frequentato un corso di meccanica alle scuole professionali bolzanine che mi ha aperto le porte a uno stages in un negozio-officina della città, con le 250 ore iniziali che poi sono diventate 500 e con tanto di impiego contrattualizzato. Alla fine ci sono rimasto cinque anni, alternando scuola e lavoro fino al conseguimento del diploma». Una crescita come uomo e cittadino che non si è mai fermata, fino alla decisione di metterci del suo e aprire un negozio-officina.

«Mia moglie mi ha spinto a imboccare questa strada - racconta - quando ha visto che cominciavo a non essere troppo soddisfatto di come andavano le cose al lavoro dove, in effetti, qualche problema lo stavo vivendo. A quel punto abbiamo deciso assieme di provarci, investendo i nostri risparmi e dando così fiducia alla nostra idea».

Il negozio lo ha aperto in via Napoli, a due passi da casa: «La zona è perfetta, tranquilla, coperta di ogni servizio essenziale ma soprattutto un luogo frequentato da molti che utilizzano la bici, quindi un posto perfetto per un negozio come il mio. L’impatto è stato davvero buono, la gente si interessa, viene, chiede, mi fa i complimenti, d’altronde non è usuale che un immigrato si metta in proprio e dia avvio a un’attività imprenditoriale di questo genere. Sono davvero contento di come stanno andando le cose».

Oltre che di bici, Diallo si occupa anche di monopattini elettrici: «In negozio ho in vendita il modello di un’azienda che è legata alla Tesla, ne ho venduti già un paio in pochi giorni. Li vendo e anche riparo ma non li modifico, per farli correre più veloci, come molti mi chiedono: 25 chilometri all’ora sono più che sufficienti perché oltre aumentano i pericoli. E a tutti i clienti raccomando l’utilizzo del casco. Lo dico anche per esperienza personale, visto che tempo fa sono stato travolto da un’automobile che mi ha tagliato la strada costringendomi a un lungo ricovero». A

salutare con favore l’iniziativa di Mamadou è anche l’associazione Scioglilingua, che lo ha aiutato qualche anno fa, soprattutto nell’apprendimento dell’italiano: «Si era capito subito quanta volontà e quanta voglia di vivere avesse dentro. Bravo, sempre puntuale e attento durante la scuola, fuori capace di prendere iniziative autonome importanti come quella di iscriversi come apprendista meccanico frequentando la scuola e lavorando. Alla fine del percorso e dopo l’esame ha ricevuto il diploma di meccanico e ha deciso di continuare da solo questa attività, dopo anni di lavoro come dipendente. Con l’appoggio della sua famiglia, la moglie Maria Pilar e la loro bimba Nouboula». Ma la sua voglia di mettersi in gioco non si esaurisce certo qui. «Mi piacerebbe allargare il giro, magari trovarmi anche un aiuto, vedremo». Intanto quel sogno che cullava guardando il mare, che lo separava dall’Italia, può dirsi realizzato.













Altre notizie

Assemblea

Amministrazione di sostegno: in Alto Adige 3.600 «fragili»

La direttrice Rigamonti: «Servono ulteriori finanziamenti provinciali per sostenere le associazioni e chi si rende disponibile ad aiutare gli altri». Il Tribunale di Bolzano conta più di 500 nuovi procedimenti l’anno 


Valeria Frangipane

Attualità