La decisione

Dissequestrate dalla Procura di Bolzano 150mila tute anti-Covid

È stato il sostituto procuratore Igor Secco, titolare dell’inchiesta, ad accogliere l’istanza della difesa. Gli indumenti di protezione, acquistati in Cina, non potranno comunque essere utilizzati perché ormai scaduti. Restano ancora sotto sequestro 330 mila mascherine


Mario Bertoldi


BOLZANO. Le mascherine e le tute di protezione, acquistate in Cina nel marzo 2020 per fare fronte all’emergenza sanitaria legata alla pandemia, non erano corrispondenti alle norme previste a livello europeo, ma avrebbero comunque contribuito (in soli dieci giorni di utilizzo) a ridurre i numeri dei contagi tra medici ospedalieri ed operatori sanitari ausiliari. L'altro giorno a Ora l’operazione di dissequestro di 150 mila tute.

 

È quanto hanno sempre sostenuto gli avvocati Paolo e Federico Fava, difensori del direttore generale della Asl Florian Zerzer (indagato insieme all’amministratore delegato di Oberalp, Christoph Engl, difeso dall’avvocato Gerhard Brandstätter).

 

Su questo punto, però, il quesito posto al perito dal giudice Andrea Pappalardo nell’ambito dell’incidente probatorio ormai concluso, non ha portato ad alcun dato certo. Il dottor Sandro La Micela (medico legale) non è stato infatti in grado di chiarire se il dato in mano agli avvocati difensori abbia o meno una base scientifica. 

In altre parole, il quesito si è dimostrato troppo complesso. Secondo la documentazione richiamata dai legali dei due indagati l’utilizzo delle mascherine (risultate non a norma) avrebbe permesso di ridurre notevolmente l’indice di contagio tra il personale sanitario in servizio negli ospedali altoatesini passando (nel marzo 2020) da circa il 6 per cento allo 0,2 per cento. 

Come detto, sul punto il perito non è stato in grado di fare chiarezza. Le conclusioni hanno però confermato che le mascherine erano inadeguate rispetto allo standard richiesto, mentre le tute di protezione risultarono sufficientemente efficaci. La difesa ribadì che l’Azienda sanitaria aveva distribuito mascherine e tute per una utilizzazione in un contesto di basso e medio rischio. 

In fase di incidente probatorio le mascherine sono però state “bocciate” dalle verifica tecnica in relazione alla conformità rispetto agli standard previsti. 

Non altrettanto è risultato per le tute asettiche, che nel frattempo però sono scadute e non potranno essere utilizzate come presìdi di tutela del personale sanitario operante nei reparti Covid. 

Sulla base però di quanto emerso nell’incidente probatorio, gli avvocati difensori Federico e Paolo Fava hanno ottenuto il dissequestro delle tute che erano state stoccate presso un deposito dell’Azienda sanitaria ad Ora. Si tratta di circa 150 mila pezzi, che due anni fa avrebbero potuto essere utilizzati fornendo comunque una protezione c agli operatori sanitari coinvolti nell’emergenza Covid. 

La merce, però, risultò non uniforme sotto il profilo delle caratteristiche qualitative e protettive. Per questo all’epoca la Procura della Repubblica decise di procedere al sequestro anche delle tute che però sono state riconsegnate all’Azienda sanitaria. A questo punto dovrà essere la stessa azienda sanitaria a decidere come utilizzare le tute che potrebbero essere impiegate in settori non prettamente clinici. 

A disporre il dissequestro delle tute, su istanza degli avvocati difensori, è stato il sostituto procuratore Igor Secco che ha presenziato le fasi della restituzione della merce alla presenza anche dei massimi responsabili dell’Asl. 

Restano invece sotto sequestro le 330 mila mascherine risultate, secondo i periti, non conformi alle caratteristiche di filtraggio e protezione richieste a livello europeo. Saranno comunque i giudici a ritenere più o meno fondato l’esito della perizia disposta nell’ambito dell’incidente probatorio. 

Come si ricorderà l’esito della perizia svolta nel corso dell’ incidente probatorio fu particolarmente severo: l’ingegner Giovanni Stella, perito d’ufficio, definì le mascherine in questione del tutto inadeguate per un utilizzo in ambito sanitario ed ospedaliero, sia come presidio di secondo livello (Ffp2) sia come semplici mascherine di tipo chirurgico. In altre parole il materiale venne considerato assolutamente inappropriato, al punto che il perito concluse il suo elaborato raccomandandone lo smaltimento come rifiuti speciali.

Anche per questo le mascherine sotto inchiesta sono ora rimaste sotto sequestro. Nel frattempo gli indagati attendono con impazienza di conoscere gli orientamenti della Procura dato che la ricostruzione dell’intera vicenda - secondo l’ipotesi accusatoria -evidenzierebbero comportamenti professionali poco accorti. 













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