Bolzano

Dopo la rissa, più controlli nella zona di via Cadorna 

Il sindaco Caramaschi: «Stiamo lavorando per potenziare la presenza delle forze dell’ordine  in quella parte della città». Polizia pronta ad inviare gli atti in procura sugli autori del pestaggio



BOLZANO. «Nelle prossime ore voglio parlare con il questore. Chiederò che vengano intensificati i controlli anche nella zona di via Cadorna e piazza IV Novembre. Aree già previste dall’ordinanza anti-eccessi, che riguarda le zone calde della città. Dobbiamo evitare in tutti i modi che si verifichino altri episodi come quello di venerdì notte».

Il sindaco Renzo Caramaschi non nasconde la preoccupazione per la rissa scoppiata in via Cadorna e documentata da un video shock.

Le immagini sono un condensato di violenza. Ma a preoccupare c’è anche quel grido: «Allah Akbar». Un’invocazione urlata dai terroristi in giro per il mondo prima degli attentati; a Bolzano l’hanno gridata, venerdì sera, giovani e giovanissimi, figli di immigrati, nati e cresciuti in Alto Adige. Forse, l’hanno urlata senza neppure conoscerne il significato; in ogni caso, non è un fatto da sottovalutare.

Tutto è avvenuto in via Cadorna, all’altezza degli alloggi delle caserme delle truppe alpine. I giovani, una decina stando alle immagini, molti di più secondo altre testimonianze, vengono alle mani davanti ad una cancellata.

Bolzano, ecco il video della rissa di via Cadorna

Una rissa finita con un pestaggio che ha mandato in ospedale un giovane con la mandibola rotta; uno scontro tra baby gang con coltelli, calci, pugni, minacce di morte. Ecco il video - LEGGI l'articolo - SULLE TRACCE degli aggressori

Un video mostra un ragazzo che prende la rincorsa per sferrare un calcio al volo e prosegue fra spintoni e pugni finché una delle vittime (cinque, secondo le testimonianze) perde l’equilibrio e cade a terra: contro di lui si scatena l’ira del branco. Il giovane finisce all’ospedale con la mascella rotta. Il motivo di tanta violenza: nessuno, pare.

L’aggressione fa venire in mente quanto visto, durante gli Europei di calcio, quando in piazza Vittoria, i festeggiamenti per le vittorie azzurre, si sono trasformati in un attacco alla polizia. La questura sta visionando le immagini delle telecamere della zona, per dare un nome agli autori della rissa. E a breve gli atti arriveranno in Procura. Scatteranno le denunce, la giustizia farà il suo corso. Rimangono i problemi sociali da risolvere, perché le immagini di via Cadorna non “raccontano” solo di una brutale aggressione, ma anche il disagio dei protagonisti. Le difficoltà crescenti di giovani e giovanissimi locali e non; figli di coppie arrivate da altre parti del mondo che sono nati e cresciuti qui, eppure faticano ad integrarsi. «A preoccupare - ha detto il sindaco - è il vuoto culturale che hanno dentro. Non conoscono altri modi per esprimersi che la violenza».

Cosa si può fare per recuperare ed aiutare questi ragazzi ad avere un futuro? «La ricetta - ammette Ab Chniouli, 24 anni, nato in Italia da genitori di origine marocchina, studente universitario iscritto a Economia, consigliere comunale nella squadra dell’assessore Angelo Gennaccaro - non ce l’ha nessuno. Anche perché all’interno di queste bande c’è di tutto: il ragazzo, figlio di genitori stranieri, che fa fatica ad integrarsi, perché in casa riceve un’educazione e fuori i modelli sono altri; assieme a quello che non ha alcuna difficoltà e magari dietro ha anche una famiglia solida. Ad unirli è la forza del branco che genera violenza. L’unica possibilità è lavorare a livello di servizi sociali e scuola, intercettando le famiglie: è da lì che parte il disagio».













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