«Era senza mascherina e rideva, adesso è in ossigenoterapia»

Bolzano. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa testimonianza. «Sono nuovamente io, il docente che ad inizio settembre aveva inviato una lettera che insisteva sull’obbligo della mascherina in...



Bolzano. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa testimonianza. «Sono nuovamente io, il docente che ad inizio settembre aveva inviato una lettera che insisteva sull’obbligo della mascherina in presenza a lezione, forte del sostegno della scienza che conferma le regole vigenti e smentisce le paure ingiustificate di alcune mamme e genitori. In Corea del Sud, Taiwan e Giappone, Paesi liberi e democratici, sono stati imposti i dispositivi per naso e bocca a lezione. Qui no, per una serie di libertà individuali o tutele alla psiche degli individui, tralasciando però che la didattica a distanza ed il lockdown in casa comporta più danni psichici ancora.

Io sono un giovane docente che ha rispettato le norme e per premura della scuola non ho più alcuna vita sociale dal suo inizio, oltre due mesi fa. La mia compagna è infermiera in reparto, cioè “al fronte”. E l’ultima settimana di ottobre ha totalizzato 65 ore di servizio, ha fatto un esaurimento nervoso, s’è messa in malattia dopo il seguente spiacevole episodio: Rincasando verso metà ottobre dopo un altro pesante turno, lei abita sopra ad un noto locale di corso Libertà, ha ripreso un elegante signore, probabile sessantenne, impegnato a gustarsi il suo aperitivo con amici, ridendo e gridando come in un normale mondo senza pandemia. Il sessantenne, ripreso, ha reagito male offendendola. Lei ha risposto, lui le ha gridato addosso. Due settimane dopo si ritrova in reparto un volto noto: proprio lo stesso sessantenne, in ossigenoterapia col casco. Lei l’ha avuto in odio, non ha trattenuto la rabbia: l’ha guardato a lungo, finché lui non ha ricordato quel volto, o meglio lo sguardo. Lui ha pianto facendo il gesto di chiedere scusa, con le mani, perché non aveva fiato per parlare. Lei gli ha risposto: “scuse accettate”, voltandogli le spalle. Lieto fine? Potrebbe finire qui? No. Il sessantenne sta purgando in rianimazione ancora. La mia compagna ha provato odio per un paziente e sfiducia verso tutta la società. L’odio che la mia compagna ha provato va contro il codice deontologico ed etico del suo mestiere. Lei quindi darà le dimissioni, l’Azienda sanitaria perderà un “soldato” in meno al fronte. La società perderà un altro mattone alle sue fondamenta: fiducia verso l’altro, ed ora più che mai verso la scienza, rispetto per questa e chi ci lavora. È la scienza a dirci che le mascherine ci proteggono, che il lavaggio frequente delle mani ci tutela e che il ridurre al minimo la socialità ora è necessario per ridurre il contagio. Ed è la scienza a dirci che le mascherine filtrano molecole piccole ma non le molecole piccolissime come quelle di ossigeno ed anidride carbonica, loro passano, i patogeni nell’aria no. E qui la paura, l’ignoranza e l’egoismo -spinto dai social- esibiscono il peggio di noi oggi, nel terzo millennio, negando le evidenze scientifiche. Tralascio le varie accuse che si possono muovere contro i nostri decisori: manager, industriali, politici. Insisto con l’appello da giovane docente quindi: rispettiamo la scienza, fidiamoci degli scienziati.Non è un ultimatum, perché il tempo è già scaduto. È una preghiera, un appello». (lettera firmata H.R).















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