Evade due milioni di tasse con la birra ma prendeva il reddito di cittadinanza 

La frode carosello. Sette arresti operati dalla questura in Italia, Austria e Romania con la collaborazione dell’Agenzie delle Dogane Associazione a delinquere: padre e figlio campani compravano alcolici in Veneto e pagavano accise e Iva in Austria per risparmiarci un terzo


Davide Pasquali


Bolzano. Una frode fiscale messa in piedi da padre e figlio, campani, per eludere il pagamento di accise e Iva sulla birra. Mica bruscolini: fatture emesse per 8 milioni di euro, imposte non pagate per una cifra compresa fra i 2 e i 3 milioni. Un giro d’ affari che ai due, i quali per guadagnarci a scadenze regolari svuotavano le casse delle società fittizie messe in piedi per frodare l’erario, fruttava qualcosa come 10 mila euro a testa al mese, ossia un 120 mila euro l’anno. Il tutto senza dichiarare un euro. Un’associazione a delinquere che, dopo un anno e mezzo di indagini, è stata sgominata dalla questura di Bolzano in collaborazione con l’Agenzia delle dogane del capoluogo. Sette gli arresti: uno in Austria, tre in Romania, tre in Italia. Altre sette persone sono al momento indagate, fra Italia e Germania.

Un’operazione di polizia giudiziaria partita dal commissariato di San Candido. Ci si era accorti di un inusuale andirivieni di camion per il trasporto di alcolici, specie di birra, attraverso il confine di Prato alla Drava. Venti-venticinque al mese. Uno al giorno. Andavano verso Lienz e poi tornavano indietro. Sempre pieni. «Le indagini sono state complessissime», come ha dichiarato il dirigente della squadra mobile della questura di Bolzano, Giuseppe Tricarico.

Il capo del sodalizio criminale, si è sottolineato ieri alla presentazione dei risultati dell’indagine, era un cittadino campano residente a Napoli «percettore del reddito di cittadinanza». La relativa tessera statale, al momento dell’arresto, gli è stata requisita.

Come illustrato invece dal dirigente dell’agenzia delle dogane di Bolzano, Giancamilli, «si tratta delle tipica frode carosello attraverso la quale una società estera comunitaria, in Austria o Germania, fattura un’operazione di cessione di beni non imponibile, tuttavia poi fattura ad un soggetto diverso da quello che realmente entra in possesso della merce, cioè diverso rispetto all’effettivo acquirente finale. Quindi, il missing traider austriaco emette questa fattura e successivamente viene frapposta una società filtro, che ha il compito, assieme alla società cartiera, di evadere il pagamento dell’Iva italiana. Ossia, un soggetto che in Italia, non pagando l’Iva sull’acquisto intracomunitario, vende poi con Iva ad altri soggetti italiani non versandola e facendo sì che l’acquirente finale possa detrarre la relativa imposta». La birra, prodotta in un grande stabilimento veneto, anziché essere acquistata e spedita ai destinatari finali in Campania, pagando le relative accise e Iva, veniva spedita in Austria in sospensione di imposta mediante il sistema elettronico di accompagnamento europeo, da deposito fiscale a deposito fiscale, quindi senza pagamento di imposte. In Austria la merce veniva liberata, ossia si pagavano le accise (inferiori però di un terzo rispetto alle italiane) e la relativa Iva. I prodotti venivano poi spediti cartolarmente come fattura a società fittizie in Italia, e da queste ai destinatari finali della merce, che mettevano tutto in detrazione senza pagare accise o Iva.

Dati precisi sull’ammontare degli affari totali per ora non ne esistono, dato che arresti e sequestro di documentazione sono avvenuti soltanto giovedì. Alcune stime però possono aiutare: ogni camion trasportava circa 150 ettolitri di birra, di valore compreso fra 15 mila e 18 mila euro. Su questo valore, in Italia ci sarebbero stati da pagare almeno 4.500 euro di accise, cui si sommano poi le relative imposte. In tutto, un carico permetteva di risparmiare circa 10 mila euro di mancati introiti per l’Erario. In due anni, fra i 2 e i 3 milioni di imposte non versate.

Le società fittizie messe in piedi per far girare la truffa erano intestate a prestanome, due romeni e un italiano residente in Romania. Senza reddito, senza lavoro, vivevano in baracche; pare venissero pagati con circa 700 euro al mese. Oltre ai tre, a Lienz è stato arrestato anche il titolare della ditta austriaca che permetteva di far funzionare il giochetto. Come ha sottolineato ieri il dirigente della Squadra mobile Tricarico, oltre al danno per l’erario c’è da considerare anche la forte distorsione del mercato. Pagando accise e Iva inferiori, anche di molto, a quelle italiane, le aziende destinatarie delle bevande alcoliche godevano di un vantaggio concorrenziale ingiustificato, perché ottenevano il medesimo prodotto a prezzi assai inferiori. A tale proposito, dopo aver iniziato in Austria, i due campani stavano per avviare scambi irregolari con delle ditte germaniche, dopo aver scoperto che in Germania il regime fiscale sulla birra è ancora più favorevole che in Austria. Con gli introiti dell’illecito commercio, i due erano riusciti ad entrare in possesso di diverse proprietà all’estero, in particolare a Maiorca, che ora sono state poste sotto sequestro. Oltre ai conti correnti, infatti, la legge permette di aggredire anche i patrimoni personali: sequestro preventivo per equivalente, in modo da poter rimpinguare le casse dell’Erario frodato in precedenza.

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