Frana al rifugio Coronelle, impiantisti sotto accusa 

Le associazioni ambientaliste. «Smottamento sotto al cantiere per la nuova cabinovia» Cai, Avs, Dachverband e Mw: «Preoccupati per l’importante danno al delicato ambiente alpino»



Bolzano. La settimana scorsa in prossimità del cantiere per la costruzione della nuova cabinovia malga Frommer-rifugio Coronelle e del Laurin Lounge si è staccata una frana di notevoli dimensioni. Le associazioni ambientaliste, locali e nazionali, in una nota congiunta diramata ieri si dicono seriamente preoccupate del danno al paesaggio in un ambiente così sensibile e delicato e molto vicino al patrimonio Dolomiti Unesco.

Spiegano: «Il cantiere per la costruzione del nuovo impianto Re Laurino, che congiungerà malga Frommer al rifugio Coronelle, è aperto dallo scorso mese di giugno. In corrispondenza della nuova stazione a monte interrata, a circa 2300 metri di quota, sono previsti movimenti terra con fronti di scavo alti fino a 15 metri e volume di 6100 metri cubi».

La settimana scorsa, parallelamente ai lavori di scavo per la stazione a monte sotto al rifugio Coronelle, «si sono verificate due frane, la prima durante la notte fra giovedì e venerdì, seguita da una seconda di maggiori dimensioni la notte successiva».

Nel febbraio 2019 i club alpini Avs e Cai avevano preso posizione congiuntamente, esprimendosi a favore della riduzione della capacità di trasporto e del ridimensionamento del progetto della nuova cabinovia con stazione a monte interrata, in modo tale da renderla compatibile con l'ambiente. «Soprattutto in prossimità delle aree protette, la natura e il paesaggio alpino devono essere trattati con attenzione», aveva dichiarato Claudio Sartori, presidente del Cai Alto Adige. A pochi metri dal rifugio Coronelle e dal cantiere si trovano infatti i confini del parco naturale Sciliar-Catinaccio, protetto come zona Natura 2000 e parte delle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità Unesco.

In una lettera del 14 febbraio 2019 al presidente della Provincia e agli assessori provinciali Alfreider e Kuenzer, l'Alpenverein aveva espresso il suo timore per il fatto che per questo importante intervento, all’interno di un’area estremamente sensibile, non si fosse ritenuto necessario effettuare una Valutazione di impatto ambientale, ma fosse stato possibile applicare la procedura di approvazione cumulativa, che però non prevede la partecipazione del pubblico. A questo si era arrivati a causa della decisione della Conferenza dei servizi dell’ottobre 2018, nella quale venivano anche richiesti miglioramenti significativi al progetto. Successivamente, con il parere dell’aprile 2019 rilasciato in seguito al progetto di variante presentato dalla Latemar Carezza srl, la Conferenza dei servizi aveva stabilito la riduzione della capacità massima dell’impianto da 2400 a 1800 persone/ora e imposto 28 prescrizioni. «Il numero così elevato di prescrizioni dimostra da solo la notevole dimensione del progetto», aveva dichiarato il presidente dell’Avs Georg Simeoni.

«Il Catinaccio è una delle montagne simbolo delle Dolomiti». Le associazioni di protezione ambientale Dachverband für Natur- und Umweltschutz, Heimatpflegeverband Südtirol, Avs, Cai e Mountain Wilderness nella nota congiunta diramata ieri si dicono «colpite ed estremamente preoccupate a causa degli importanti danni al delicato ambiente alpino. Questo monito è stato palesato da molti anni, relativamente ai progetti che prevedono opere di grandi dimensioni, proprio a causa delle conseguenze negative che questi comportano». DA.PA













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Valeria Frangipane

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