bolzano

«Grazie alla raccolta di 4 milioni di briciole aiutiamo 226 famiglie» 

La storia. Bacci, fondatore dei “Cacciatori di briciole”: dieci anni di lotta allo spreco


Ilaria Cagnacci


BOLZANO. Salgono in sella alle loro bici cargo e girano la città per raccogliere gli alimenti che altrimenti finirebbero nel bidone: sono i “Cacciatori di Briciole” dell’Associazione Volontarius, che quotidianamente combattono lo spreco alimentare a Bolzano, Merano e Brunico.

Il progetto, che quest’anno compie dieci anni, nasce nel 2013 sull’input di Christian Bacci, vicepresidente dell’associazione, e oggi, come ci tiene a sottolineare, continua a vivere grazie al sostegno di 167 volontari: «Io sono solo il motore che ha acceso la miccia, la cosa più importante sono tutte le persone che in questi anni hanno permesso al progetto di raggiungere queste dimensioni».

L’idea è nata da un’immagine pubblicata su un quotidiano che ritraeva un bidone stracolmo di panini.

«Mi arrabbiai. Veniva buttato via cibo ancora commestibile mentre noi non riuscivamo a dare niente alle persone bisognose. Per tredici anni ho partecipato al servizio camper di Volontarius, distribuivamo panini ai senzatetto e con la scusa davamo anche un aiuto per trovare un lavoro o una sistemazione. Poi, quando la Provincia ha iniziato a dare sempre meno contributi per l’aiuto alimentare, facevamo fatica ad arrivare al secondo panino. Da qui nasce l’idea, insieme al presidente Claude Rotelli, di avviare una raccolta nei negozi del centro e, successivamente, anche grazie a Mirco Benetello, direttore di Confesercenti, ho iniziato a girare da solo con la mia bicicletta raccogliendo 30 “briciole” al giorno. Dopo pochi mesi, alcuni volontari hanno incominciato ad affiancarmi e a giugno del 2013 il progetto è decollato alla grande».

I risultati sono tangibili: 130 realtà donatrici, 4 milioni di briciole raccolte e 226 famiglie in stato di bisogno, per un totale di circa 600 persone, che oggi possono contare sulla ridistribuzione delle eccedenze alimentari, e non solo. Nella sede dei “Cacciatori di Briciole” in Piazza Mazzini 18, infatti, oltre all’emporio solidale troviamo anche l’emporio farmaceutico che rende disponibili i farmaci donati durante la raccolta del farmaco di febbraio, dalle farmacie e dai privati. L’obiettivo, spiega Bacci, è stato quello di creare un’unica area chiamata “Aiuti senza spreco” connettendo tre progetti con lo stesso obiettivo.

Pandemia, guerra e aumento dei prezzi hanno inciso sia sull’approvvigionamento che sulla domanda di aiuto, con oscillazioni senza precedenti. «Con la chiusura delle attività durante la pandemia eravamo coloro che andavano a salvare il cibo dal bidone. Tutti i ristoranti, gli alberghi e la Gdo non sapevano dove collocare l’invenduto e noi siamo andati a recuperarlo distribuendolo anche ad altre realtà e associazioni. Durante il periodo di riapertura è diminuito sia il bisogno che la produzione, poi è arrivata la guerra e c’è stata un’ecatombe. La richiesta di aiuto è aumentata ma è diminuita la capacità di approvvigionamento: tutti producono al minimo e si preferisce non far trovare il prodotto al consumatore piuttosto che avanzarlo, per cui oggi facciamo molta più fatica a trovare cibo».

È grazie alla legge Gadda del 2016 che oggi i cacciatori di briciole riescono a recuperare anche prodotti già scaduti, ma ancora mangiabili secondo una tabella stilata dall’Oms. A tal proposito, Bacci ribadisce la necessità di un cambiamento culturale: «Bisogna far capire alle persone che quando un prodotto arriva alla scadenza non è necessariamente da buttare ma, se conservato correttamente, può essere comunque consumato. Ogni prodotto ha una sua storia, dal contadino che zappa, al confezionamento, al trasporto: si muove mezzo mondo e poi molto viene buttato via. Noi cerchiamo di fare cultura tutti i giorni andando nei supermercati, raccontandoci e stringendo collaborazioni anche con le scuole». Del progetto non ne beneficiano solo i destinatari. «È un doppio volontariato - assicura Bacci -: il negoziante è felice perché a fine giornata non è costretto a buttare via cose buone mentre il volontario è contento di poter dare una seconda vita ai prodotti aiutando le persone».

 













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