Il quartiere

Gries, il rione pretende le zebre 

L’attraversamento non sicuro: in cima a via Vittorio Veneto pedoni costretti a percorrere un passaggio pericoloso I residenti: «Da otto anni chiediamo una soluzione al Comune, finora solo promesse». Partono le interrogazioni di FdI


Davide Pasquali


BOLZANO. Otto anni. Sono otto anni che i residenti nel tratto alto della trafficatissima via Vittorio Veneto chiedono un attraversamento pedonale sicuro, all’uscita dalla loro stradina privata all’altezza del civico 5, dove un tempo stavano uffici Assb, associazioni e quant’altro, e oggi c’è solo un fatiscente edificio di fine Ottocento di proprietà pubblica, in condizioni pessime, tanto che nelle scorse settimane si sono demolite le antenne della telefonia, che rischiavano di collassare a terra. Ma il Comune, finora, non è intervenuto. Solleciti su solleciti, niente. C’è stata anche una mozione di FdI in circoscrizione, di recente. Ma non è passata. I consiglieri di maggioranza non l’hanno votata, a detta di FdI perché pare non fossero a conoscenza del problema. E allora ieri i residenti, esasperati, si sono rivolti ai media, sperando quanto meno di smuovere le acque.

Siamo poco prima della strettoia finale di via Vittorio Veneto. Al civico 5, intero perimetro transennato un po’ così, tanto che uno dei pannelli è collassato da tempo e si entra lo stesso; finestre e porte del primo piano murate, per evitare l’intrusione di senzatetto e malintenzionati. Così da anni. Una vergogna, pensano tutti i residenti a Gries. Siamo a poche decine di metri da uno dei gioielli urbanistici e architettonici della città, piazza Gries. L’edificio, di proprietà comunale, già ai tempi delle giunte Spagnolli sarebbe dovuto passare alla Provincia, ma il passaggio pare ancora non sia avvenuto. Troppo elevati i costi di ristrutturazione, contrattazioni in corso sul prezzo di cessione dell’immobile, ritenuto eccessivo. Così raccontano i residenti. Intanto, per chi esce a piedi o in bici dalla stradina prima del civico 5... pericoli.

Le strisce pedonali, ormai cancellate, così come il relativo lampione per illuminare, sono all’altezza dal portone del dismesso civico 5, venti metri dopo l’uscita dalla stradina. Per raggiungerle, una strettoia, poche decine di centimetri fra transenne e strada. Qui passano Sasa, Sad per l’Oltradige, betoniere del cantiere di Benko al lavoro all’ex cantina sociale di Gries, mezzi pesanti dei cantieri stradali di corso Libertà e via San Maurizio, migliaia di pendolari al mattino e alla sera, ambulanze da e per il San Maurizio, centinaia di trattori. Anni fa in questa strettoia c’è già scappata la morta, una povera ciclista. Troppo pericoloso raggiungere le zebre attuali. Sarebbe sufficiente spostarle un venti metri più a valle, illuminarle con un lampione di attraversamento, ribassare quei due metri di marciapiede per eliminare la barriera architettonica. Poche ore di lavoro, costi risibili. Ma niente. La situazione si è ulteriormente aggravata di recente, con la costruzione dei 200 garage del Gries Village. Le auto escono tutte da quella stradina. Quindi, traffico su via Vittorio Veneto, traffico sulla stradina. In mezzo pedoni, ciclisti, mamme coi passeggini.

Il promotore dell’iniziativa civica, l’imprenditore Livio Ortombina, non si capacita: «Basterebbe poco, per sistemare e rendere sicuro l’attraversamento. Finora abbiamo ricevuto solo promesse». Della questione si stanno occupando il consigliere di circoscrizione Diego Salvadori e il consigliere comunale Marco Galateo (FdI). «Non vogliamo ci scappi il morto», chiosano. Verranno interessati il consiglio di circoscrizione, il consiglio comunale e, per quanto attiene l’edificio abbandonato e il suo futuro, il consiglio provinciale.













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