crisi immobiliare

I negozi sfitti sono 211, pressing per trasformarli in case

L’Unione presenta i dati sulle attività chiuse a Bolzano nei settori commercio, ristorazione e terziario 


P.CA.


BOLZANO. Per capire dove va Bolzano, e se riesce a sanare i propri squilibri, può servire guardare alla crisi del commercio. Partendo da queste cifre: su 211 attività di commercio, ristorazione e servizi chiusi (tecnicamente sono locali “sfitti”: nel 2021 erano 189, 22 in meno), raggiungendo l’estensione di 14.073 metri quadrati vuoti, 153 si trovano nei quartieri. È la cintura della sofferenza distributiva ma in parte anche sociale: 93 solo a Europa-Novacella-Don Bosco, 14 a Oltrisarco.

Ma basta uscire dalla prima cerchia del centro, per capire che anche Gries e San Quirino sono in carenza di ossigeno. E che proprio lì si registra il decremento maggiore in termini percentuali, quasi il 50% in più di chiusure da un anno all’altro. Con 46 negozi che non ci sono più (31 nel 2021). Cede anche la “noce” dei Portici e delle piazze ( -3,5%), ma la sensazione, in questo caso, è che si tratti di un turn over in parte fisiologico, in parte dovuto a dinamiche esterne, come l’offensiva dei franchising. In cima c’è l’esplosione dell’e-commerce, il vero spartiacque. Più in basso i centri commerciali.

«Cosa ha tolto alla zona di via Milano il Twenty?», si chiede Philipp Moser, presidente dell’Unione commercio, «Beh, almeno il 15% della clientela». Ma non saranno rose neppure per il centro che opera oggi. Perché quando aprirà il Waltherpark, prevedono sempre gli advisor dell’Unione, anche il Twenty pagherà un meno 13% almeno. Ma questo accade quasi ovunque, con i negozi di vicinato stretti alla gola da commercio online e grandi apparati distributivi. Poi Bolzano ci mette del suo, con la specificità della inarrestabile carenza di case. E dei loro prezzi. Una dinamica che schiaccia il mercato davanti alla prospettiva, che molti proprietari stanno predisponendo, di spingere a fondo per fare cambiare destinazione d’uso ai locali più fungibili.

L’idea? Farne alloggi. In particolare stanze e piccoli appartamenti per studenti e lavoratori. La città non si espande, così si prova a farlo in autonomia, scavando ovunque sia possibile per individuare possibili metrature. Certo, il centro traina ancora, tenendo a galla il resto con i grandi numeri. Con il turismo che è una benzina che non finisce. E la politica? «Aspettiamo il museo di Ötzi per ridisegnare quel pezzo di città», dicono Moser e Martin Stampfer, responsabile del nuovo centro di competenza al Noi, «E anche il nuovo Polo bibliotecario per fare lo stesso in corso Libertà. Lì c’è proprio bisogno di qualcosa». Ma si attendono anche nuove iniziative. È visto non benissimo il futuro garage di piazza Vittoria: «Difficile che porti ossigeno al corso, men che meno al centro». Occorre invece, così l’Unione, ridisegnare tutta la mappa della viabilità: meno parcheggi e più iniziativa in termini di trasporto integrato.

Questi numeri, l’Unione li ha ricavati dal proprio centro ricerche che proprio in questi giorni si è installato al Techpark, dal quale seguire tre ambiti: sviluppo urbano, sostenibilità e digitalizzazione. «Ci siamo posti l’obiettivo di diventare un centro di competenza per lo sviluppo delle città, dei centri urbani, dei quartieri e dei paesi dell’Alto Adige», spiega Moser. «Questo ulteriore centro di competenza, che si aggiunge alle altre infrastrutture di ricerca», ha spiegato ieri Ulrich Stofner, direttore del Noi, «si propone fin d’ora di partecipare non solo al ridisegno delle cornici commerciali di riferimento, ma guarderà all’intero assetto urbano. Portando idee e contributi concreti». Come ad esempio il cambio di passo sempre più accelerato rispetto alla tipologia dei negozi stessi. Che non solo si trovano in gran numero sfitti, ma che virano spesso dalla loro configurazione distributiva tradizionale a quella legata, ad esempio, alla ristorazione. P.CA.













Altre notizie

Assemblea

Amministrazione di sostegno: in Alto Adige 3.600 «fragili»

La direttrice Rigamonti: «Servono ulteriori finanziamenti provinciali per sostenere le associazioni e chi si rende disponibile ad aiutare gli altri». Il Tribunale di Bolzano conta più di 500 nuovi procedimenti l’anno 


Valeria Frangipane

Attualità