il caso

I sindacati: la sanità resti pubblica. «Curarsi è sempre più difficile» 

Stangata alle visite private. Califano (Cisl): «Aumento delle tariffe? Si sta andando verso un servizio esclusivo». Masera (Cgil): «Avrebbe un senso se le liste d’attesa fossero vuote. Così invece perdiamo il diritto alla salute»


Aliosha Bona


BOLZANO. «Non è sicuramente aumentando i costi del privato che risolveremo il problema delle liste d'attesa, la carenza di personale nelle strutture pubbliche e l'accesso dei cittadini alle cure. Semmai è esattamente il contrario. È evidente che si sta mettendo il medico davanti al paziente». Durissima Donatella Califano, segretaria generale della Cisl, sulle novità annunciate dall’Asl per il 2025. In pratica l’onorario minimo per prime visite e visite di controllo private in ospedale passa da 90 a 120 euro. Il massimo aumenta da 250 fino a 300 euro. Lo specialista che vorrà rimanere al di sotto di questi importi lo potrà fare, ma pagherà di tasca propria. «La notizia ci ha sorpresi, perché non c’erano sentori di questo tipo. Stiamo andando sempre più verso un servizio esclusivo quando in Italia sono 4 milioni e mezzo le persone che rinunciano a curarsi perché non possono rivolgersi al privato. E il trend, qui in Alto Adige, è esattamente lo stesso se non peggiore».

L’Asl non ce la fa più ad affrontare i costi del personale di supporto, a partire da tecnici e infermieri. Quasi nulli i margini di trattativa e così i sindacati sono arrivati ad un compromesso: «Un aumento dei costi - interviene Cristina Masera, segretaria generale della Cgil - avrebbe avuto senso solamente se non ci fossero liste d’attesa infinite, così da permettere un accesso agevolato ad un medico di fiducia. Ma visto che le code coinvolgono ogni reparto, questa mi sembra una mossa fatta solo per favorire i medici. Le tariffe, è vero, erano ferme da diversi anni. Ma non può essere una giustificazione. Stiamo perdendo il diritto alla salute».

Tra sindacati e giunta provinciale c’è «un problema di comunicazione», fa sapere Donatella Califano. «Dall’insediamento del nuovo assessore alla sanità, Hubert Messner, non siamo mai stati convocati - sottolinea ancora -. Eppure, in tempi di elezione, era stata la nostra prima richiesta...».

La testimonianza

Tra le tante storie che ogni settimana testimoniano le difficoltà ad accedere alla sanità pubblica, questa settimana raccontiamo quella di tre fratelli, che parlano per conto della madre. «Considerato lo slittamento di tre mesi dell’appuntamento per la visita urologica, abbiamo pensato bene di prenotare una visita privata in ospedale - ci scrivono - affinché il medico avesse accesso alla documentazione esistente e anche le analisi da lui prescritte rimanessero all'interno dell'Azienda sanitaria. La visita si è svolta il 23 ottobre all’ospedale di Merano al costo di 157,50 euro. Una settimana dopo, raccolta la documentazione necessaria, abbiamo presentato al Distretto sanitario la domanda di rimborso di 50 euro per prestazioni specialistiche ambulatoriali, previsto in caso di tempi di attesa superiori a 60 giorni. E con grande sorpresa la domanda non è stata accettata in quanto il predetto rimborso non è previsto per le visite svolte dai medici dell'Azienda sanitaria in libera professione intramuraria».

La visita privata fatta in ospedale rimane spesso l’unica “scappatoia" possibile per tutti coloro che non possono aspettare: «La scelta di procedere con un aumento delle tariffe - conclude il consigliere della Civica per Bolzano Claudio Della Ratta - sembra rivelare una mancanza di programmazione strategica nella gestione delle risorse sanitarie e delle priorità, aggravata dalla complessità delle esigenze di bilancio della Provincia. Per garantire un diritto reale alle cure e alla prevenzione, sarebbe necessario puntare su un potenziamento e una riorganizzazione delle risorse del sistema pubblico».

 













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