I tombini iperrealisti di Pacchiani

Bolzano, ancora per oggi alla Piccola Galleria Civica la mostra “Guarda dove vai”


di Severino Perelda


BOLZANO. In quanti si fermano ad osservare un lampione, una panchina, una fontana, un arredo urbano? Non vediamo più nemmeno i monumenti, persino quelli cui passiamo davanti ogni santo giorno. Visti una volta, visti per sempre.

Sono “cose” abituali, talmente integrate nel paesaggio urbano da risultare invisibili.

Un divieto di sosta appena installato è spesso più interessante. Maurizio Pacchiani (Bolzano,1962), a modo suo ci rinfresca la memoria e nei suoi dipinti ad olio dice “Guarda dove vai”.

Solo la sensibilità di un artista può risvegliare l' attenzione su certi frammenti urbani ed aiutarci a leggere una realtà totalmente disattesa. Figurarsi, ad esempio, quanto peso diamo ad un tombino.

Eppure, nella storia di una qualsiasi città, oltre alle sue caratteristiche funzionali, anche un chiusino di ghisa si rivela un piccolo monumento laico. Pacchiani ce lo restituisce in tutto il suo crudo realismo di oggetto calpestato, quasi vilipeso, gravato dal peso dei tanti veicoli che da anni gli passano sopra.

Ce lo racconta come porta della città di sotto, come diaframma di un ventre sotterraneo popolato di canali in cui scorrono fluidi, intrecciato da condotte che trasportano energia.

Sono rappresentazioni dipinte ad olio con linguaggio iperrealista ottimamente curato fin nei piccolissimi dettagli, immagini sostenute da una vena poetica e romantica e connotate da qualche tratto nostalgico e autobiografico.

Chi abbia più di 40 anni, riconoscerà infatti le diciture storiche impresse sui tombini.

Ma il racconto di Pacchiani, che condivide il tecnicismo della sua quotidianità di funzionario provinciale con il perfezionismo creativo della sua pittura, non si ferma sui tombini; si estende ad altri oggetti formalmente più raffinati.

La rassegna continua infatti con una sequenza di immagini che al primo impatto sembrano in contrasto con le botole stradali.

Incontriamo l' inquadratura di uno stabilimento balneare tipico romagnolo alle prime ore di un pomeriggio assolato. Un posto anonimo, ronzante di calura, tra sdraio, ombrelloni, inserito tra strutture lineari dove tutto ha un numero.

Le immagini seguenti riportano particolari scultorei e architettonici catturati in altre città durante i frequenti viaggi compiuti in Italia e all' estero. Pacchiani si sposta davanti ad un negozio londinese di abiti da sposa: luce calda dentro, crepuscolo nordico fuori.

Si affaccia sulle scale che danno sugli androni della metropolitana berlinese; poi ricompare sul profilo di un molo desolato che penetra nel mare del nord, quasi un teatro metafisico.

Tanti passaggi di un film vissuto in prima persona, assemblato in sequenze che nel loro iperrealismo quasi magico trovano affinità e comunanza affettiva nel tombino di tutti i giorni. In breve: Pacchiani ci ricorda che siamo anche ciò che vediamo.

Maurizio Pacchiani

“Guarda dove vai - Halt fie Augen offen ”

Piccola Galleria Civica – Bolzano (oggi ultimo giorno)













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