«Il caso Hofer in un’Austria senza memoria»

Lo storico Rusconi: «Il nazismo è stato rimosso È un paese che ha negato le proprie colpe»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Hofer? Non mi sorprende». Ma la spaventa professore? «Questo è un altro discorso. Sono invece stupito che la gente guardi all'Austria e a quello che potrebbe succedere e dica: come è possibile? E la ragione è che gli austriaci sono stati molto bravi a costruire un mito su se stessi. In questa mitologia ci stanno dentro Sissi, l'Austria felix, la Sacher, i paesini alpini. In realtà li è successo molto d'altro. Antisemitismo, nazisti, Haider...».

Gian Enrico Rusconi ci ha scritto anche un libro sulla questione, “Il caso Austria. Dall'Anschluss all'era Waldheim”. Una ricerca, in sostanza, sulla cenere buttata sotto il tappeto per generazioni.

Storico, politologo, filosofo, Rusconi è soprattutto un germanista.

È professore emerito di Scienze politiche all'Università di Torino ma ha anche guidato l'Istituto italo-germanico di Trento.

A poche ore dalle elezioni austriache guarda a Hofer e rivede altri episodi analoghi nella storia austriaca.

Professor Rusconi, Hofer potrebbe diventare il prossimo presidente austriaco. Perché questa eventualità in Austria e non una analoga in Germania ?

In Germania si sono fatti i processi. Non solo quello di Norimberga ma quelli che i tedeschi hanno fatto contro se stessi.

Si riferisce al nazismo e alle colpe collettive?

In Germania hanno accettato di prendersi le loro responsabilità. Hanno proiettato per decenni in televisione le immagini dei Lager, degli ebrei eliminati. Hanno eretto monumenti all'Olocausto. Ma soprattutto hanno scavato con rigore nella loro storia. C'è stata una elaborazione. Dolorosa ma in profondità.

Mentre gli austriaci?

Si sono convinti di essere stati vittime. È stata un'operazione straordinaria. Evidentemente favoriti dalla necessità degli alleati di tenere Vienna fuori dal patto di Varsavia. Ma gli austriaci sono andati oltre.

Cosa vuoi dire? Che hanno approfittato del possibile alibi politico per non guardare la loro storia lucidamente?

Esattamente. Dopo l'Anschluss ma anche prima l'Austria era molto attratta dal nazismo. C'è stata una adesione di massa. Una folgorazione. Ma anche in precedenza l'antisemitismo era una presenza diffusa nel Paese.

Quindi la Germania ha buoni anticorpi contro la nuova destra neonazista e nazionalista mentre gli austriaci no?

Non voglio generalizzare. Penso a Bruno Kreisky e a tutta la lunga e grande tradizione della socialdemocrazia austriaca. Ma Kreisky è stato una eccezione. La regola sono stati i Popolari, la loro contiguità con quel ventre molle del paese, soprattutto fuori Vienna.

Lei ha scritto una lunga ricerca su Waldheim. Intende "quella" regola?

Kurt Waldheim aveva un passato abbastanza conosciuto nell'esercito nazista...

Eppure è stato segretario dell'Onu per dieci anni e poi presidente austriaco dall'86 al ' 92...

Questo intendevo. Lo scandalo è stato soprattutto internazionale. Ma era ovvio che un austriaco della sua generazione fosse stato coinvolto nella macchina bellica nazista. Lo erano stati quasi tutti.

Perché l'Austria non guarda in profondità nella sua storia e nelle sue responsabilità?

Perché è più facile così. E auto assolutorio . Sono stati un paese occupato. Una grande base d'appoggio psicologica. Ma Hitler era austriaco, come lo erano centinaia di gerarchi. Hanno combattuto tutti fino alla fine.

Perché dice che gli austriaci sono andati oltre?

Perché hanno costruito un mito duro a morire. Austria paese gentile, Sissi, l'impero da operetta, i popoli fratelli. E su questo hanno sovrapposto un immaginario prima loro, poi collettivo.

Eppure l'Austria e anche Freud, Klimt, Kokoschka , la grande letteratura del Finis Austriae...

Certo! Ma è sempre stata minoritaria. E soprattutto molto viennese. Era la capitale il fulcro. Nelle campagne invece sonnecchiava la tradizione e i miti identitari. Una grande tradizione ma che è stata sempre sommersa dalla mitologia.

Una mitologia che riguarda la società o anche la storia?

Tutte e due. Penso anche a Francesco Giuseppe.

L'imperatore?

Lui ha fatto magari solo il suo lavoro. Ha regnato col pugno di ferro ma ha scatenato la più grande guerra mondiale fino ad allora. Si fa finta di dimenticarlo. È stato al centro di una alleanza imperialista e guerrafondaia. Ed è il simbolo del passato. Eppure tutti in Austria lo mitizzano.

E anche fuori...

È per questo che dico che gli austriaci sono stati bravi a presentarsi sempre come vittime e a valorizzare l'immagine del paese del walzer.

Quindi Hofer non nasce dal nulla...

Nasce da questa Austria che non ha fatto i conti con la sua storia. Che pur non essendo tutta l'Austria è perfettamente coerente con questa rimozione. E con una storia che parte dall'antisemitismo ottocentesco, dal pangermanesimo, dal'antislavismo fino all'adesione quasi totale al nazismo, alla assenza di processi collettivo nel dopoguerra. Processi non giudiziari intendo, ma culturali.

Tuttavia la democrazia in Austria e consolidata.

Ma è democraticamente che Hofer potrebbe essere eletto. Dunque occorre chiedersi perché potrebbe.

Lei dunque sostiene che è stata tenuta molta polvere sotto il tappeto ma che la polvere è rimasta e ora riappare?

È così. Quei luoghi sociali e culturali dove vince la destra sono gli stessi dove si dice: beh, sì il nazismo non ha poi fatto tanto male qui in Austria... Haider, ad esempio, aveva genitori nazisti. E Hofer combatte l'immigrazione, la tolleranza, ha mire anche sull'Alto Adige. Insomma, ci risiamo.

La storia torna indietro?

La storia non va dritta e non va sempre avanti. Uno storico deve averlo molto presente...

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